domenica 6 marzo 2011

“Se la Libia cade l’Italia crolla”

Il New York Times tira le somme di tutti i coinvolgimenti economici che il nostro paese intrattiene con la grande Jahmariya del colonnello Gheddafi: quando Tripolicadrà, saranno guai.

Ne abbiamo parlato in maniera esaustiva. Il problema dell’intrattenere rapporti politici ed economici, nonchè personali e di amicizia, con un sanguinario dittatore, anche a voler superare le obiezioni morali che naturalmente emergono, è principalmente che per loro natura le dittature hanno vita breve. Forserelativamente lunga, ma prima o poi cadono, fragorosamente. E non si sa cosa resta dopo: e le vittime potrebbero essere appunto gli interessi economici che si sono affidati alle sorti di quel paese, di quel leader.

RAPPORTI BILATERALI – La storia è ovviamente quella dei rapporti fra Italia e Libia, fra tutti i governi degli ultimi 50 anni, e principalmente però quello di Silvio Berlusconi, e la presidenza del Colonnello Muhammar Gheddafi. Il quale ci vende, lo abbiamo detto, petrolio ed investimenti nelle nostre aziende, ed in cambio vuole armi e riconoscimento internazionale. Un gioco sporco a cui il nostro paese si è prestato per molto tempo e che ora rischia di dover essere pagato caro. D’altronde, il mercato non perdona e non guarda in faccia a nessuno, non conosce le ragioni della politica: un patto scellerato, oltre ad essere immorale, si rivela in definitiva sempre poco conveniente. Le analisi sono molte, ma se il primo giornale del mondo, il New York Times, dedica la sua apertura ai fatti di casa nostra, appunto cercando di comprendere che fine faranno gli stretti, forse troppo stretti, rapporti economici fra Roma e Tripoli dopo la caduta del regime del Colonnello, sempre che gli insorti riescano a resistere alla repressione armata della guardia di Gheddafi, in prima linea nell’attività controrivoluzionaria.

Continua ...

http://www.giornalettismo.com/archives/116428/se-la-libia-cade-litalia-crolla/

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