Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
lunedì 6 giugno 2011
Rai: Annunziata, mandare via Santoro e' sbaglio editoriale e industriale
Diecimila volte Libia
UE: LA CORRUZIONE COSTA 120 MLD L'ANNO. NUOVE MISURE DALLA COMMISSIONE
Processo Ruby: la ragazza cambia il quarto avvocato
Secondo Ghedini, conti correnti sono corrispondenza privata
ore 16:48 -
Referendum,Idv rinuncia a 3 conflitti
'Annozero' fuori dal palinsesto Rai Santoro potrebbe passare a La7
La guerra è una questione di soldi
Quest’anno la guerra in Afghanistan costerà agli Stati Uniti 113 miliardi di dollari. E il prossimo 107. Praticamente un milione di dollari all’anno per ogni soldato schierato nel Paese. Una cifra decisamente importante, specialmente per una nazione alle prese con una dura crisi economica. Per questo motivo è improbabile che l’argomento delle spese non verrà preso in considerazione quando, nelle prossime settimane, il presidente Usa Barack Obama dovrà decidere modalità e tempistica del ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
Anche se, probabilmente, nelle prossime riunioni del gabinetto di guerra di Obama non si parlerà direttamente dei costi, fa notare il Washington Post, questi influenzeranno notevolmente il giudizio dei consiglieri civili. Si ripeterà quindi quella battaglia tra militari e civili a cui abbiamo assistito quando si è dovuto decidere del surge da inviare al fronte.
Adesso, i fautori di un ampio ritiro di truppe, capeggiati dal vice presidente Joe Biden, sostengono che i recenti successi nei confronti dei talibani e di al Qaeda giustifichino un rapido disimpegno, sottolineando il fatto che questi progressi sono frutto dell’azione delle forze speciali e non della costosa operazione militare. E proprio l’uccisione di bin Laden ha ridato slancio a questa tesi, secondo cui, invece di spendere ingenti uomini e risorse nel tentativo di controllare capillarmente un territorio fin troppo ostile, sarebbe preferibile ricorrere maggiormente ad azioni mirate (e segrete) contro obiettivi precisi.
Lo stesso Biden, ai tempo dell’invio di rinforzi, aveva proposto di rinunciare fin da subito al controllo delle zone rurali, per concentrarsi nel garantire la sicurezza nei pochi grandi centri abitati e nell’eliminazione dei leader dei gruppi terroristici. Del resto l’obiettivo, sosteneva il vice presidente, è quello di sconfiggere il terrorismo ed evitare attacchi sul suolo statunitense, non di governare l’Afghanistan e, tantomeno, gli afgani.
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http://italian.irib.ir/analisi/commenti/item/93002-la-guerra-%C3%A8-una-questione-di-soldi
Giappone, trovate tracce di plutonio all'esterno della centrale di Fukushima
Le amministrazioni dei centri vicini preparano piani di evacuazione. Timori per la salute dei tecnici al lavoro.
Il reattore n.3 funzionava con una pericolosa miscela di uranio e plutonio. I campioni di suolo intorno alla centrale sono stati prelevati da un team di ricercatori dell'Università di Hokkaido prima del 22 aprile. Il governo di Tokyo aveva imposto un'area di divieto assoluto di accesso nel raggio di 20 km dall'impianto.
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http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=151765&sez=HOME_NELMONDO
Nuovi farmaci contro il melanoma rallentano la progressione del tumore
Al congresso annuale di Chicago trentamila oncologi da tutto il mondo fanno il punto sulla ricerca e sui progressi nella lotta alle neoplasie. In primo piano un trial sulla prevenzione del cancro al seno e gli ultimi ritrovati contro quello della pelle e la mielofibrosi
dal nostro inviato ELVIRA NASELLILe rivolte del Mediterraneo I giovani in nome di Ilaria Alpi
Arrivano dall'Abruzzo e dalla Lombardia le due studentesse-reporter che si aggiudicano il concorso della nostra testata per ricordare l'inviata della Rai assassinata in Somalia. La premiazione il 17 giugno a Riccione durante la rassegna
di FEDERICO PACESantoro mette 120mila euro al minuto nelle casse della Rai. Che lo caccia
Annozero, Ballarò, Report e Che tempo che fa: i programmi più redditizi del palinsesto rischiano di essere cancellati. Chi pagherà?
Il principio liberale dell’editoria vuole che la separazione fra livello editoriale e la scelta dei contenuti sia basato essenzialmente sull’egoismo e sulla voglia di lucro dell’editore. E’ il principio per cui un editore, ipotizziamo, di estrema destra non troverebbe nessun problema – se non quelli suoi, di coscienza – nel rendersi disponibile a promuovere la pubblicazione di un quotidiano schiettamente comunista, fino a quando il progetto imprenditoriale sia redditizio. D’altronde si tratta di commercio: l’informazione non è un bene commerciabile, ma un valore civile; il supporto su cui circola (giornali, reti tv, internet) invece è un insieme finito di beni economici che, come tale, è sottoposto alle regole di mercato, con tutto ciò che ne consegue. E’ lo stesso principio per cui un imprenditore allergico alle banane potrà certo diventare l’uomo più ricco del mondo commerciando in banane. Nell’ambito della legge, quando si tratta di mercato, le opinioni politiche sono ampiamente superabili: l’editore dovrebbe badare in primo luogo, facendo un ragionamento propriamente economico, alla redditività del bene che distribuisce, chiedendosi se sia il caso di mollare tutto solo laddove tale bene non sia più redditizio.
LA RAI DELLE BANANE – Perchè questa lunga premessa? Perché le notizie di oggi preoccupano. Anzi, che siano notizie di oggi è tutto dire, visto che si tratta di rumors già ben affermati negli ambienti e d’altronde anticipati da ormai mesi, se non anni, di propaganda politica a tamburo contro alcuni protagonisti del piccolo schermo Rai nostrano. Parliamo, ma è solo un esempio, della prima pagina del Fatto Quotidiano di oggi, che titola “Che brutto tempo che fa”, riferendosi alle notizie interne da Viale Mazzini, secondo le quali l’azienda della Tv pubblica di Stato avrebbe tutto l’interesse a non rinnovare il contratto a protagonisti del palinsesto quali Michele Santoro, Fabio Fazio, Milena Gabanelli e Giovanni Floris. Guarda caso, tutti autori e conduttori di programmi televisivi più volte attaccati dal centrodestra che guida il paese, e da Silvio Berlusconi in persona a più riprese. Due su quattro dei personaggi in questione hanno partecipato, animato, dato volto ed anima a Raiperunanotte, la manifestazione a Bologna in cui si esibì Daniele Luttazzi fra gli altri e che volle essere una risposta a quello che sembrò un tentativo censorio, ovvero la soppressione dei programmi di approfondimento politico in vista delle elezioni. Insomma, personaggi che a giudizio di molti fanno semplicemente il loro lavoro e che per questo sembrano ad onde cicliche sempre più invisi agli uomini che governano il paese in questa fase politica, forse morente, forse al termine, ma che non risparmia colpi di coda.
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Abusi e violenze: la vita dei disabili a New York
“Jonathan Carey non è morto per mancanza di soldi.” Comincia così una storia agghiacciante raccontata da Dannaky Hakim sul New York Times, chef a parte di una serie di approfondimenti su come vengono trattati i disabili nello Stato di New York e come vengono utilizzati i fondi per la loro cura. Lo stato di New York e il governo federale stanziano ogni anno un ammontare di 1.8 milioni di dollari a persona per le cure di cui necessitano Jonathan e gli altri pazienti dell’Oswald D. Heck Developmental Center, che si occupa di persone con problemi di autismo, sindrome di Down e altri importanti patologie. Jonathan è stato asfissiato sul sedile posteriore di una macchina nel 2007, all’età di 13 anni, da un impiegato della struttura “Posso essere un re buono o un re cattivo.” Pare abbia detto al bambino che stava morendo. Alla scena assisteva un suo college, che era alla guida del veicolo e vedeva la scena dallo specchietto retrovisore.
VIOLENZE E ABUSI - Ci sono 135.000 disabili nel territorio di New York. Non pochi. Spesso sono affidati a personale poco qualificato, devono subire abusi fisici e psicologici e le loro lamentele vengono sistematicamente ignorate. Dal 2005 sette istituti di assistenza non hanno superato i controlli del Dipartimento di Sanità dello Stato, uno di loro quest’anno è stato addirittura chiuso. Jonathan Carey è stato ucciso da un dipendente dell’O. D. Heck, ma ci sono altre strutture che forniscono un servizio discutibile, come il Broome Developmental Centerdi Binghamton, dove alcuni ospiti con problemi sono stati costretti dal personale a combattere tra loro o il Sunmount Developmental Center ad Adirondacks, dove un supervisore è stato accusato per quattro diversi episodi di violenze fisiche e psicologiche sui pazienti.
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http://www.giornalettismo.com/archives/128396/abusi-e-violenze-la-vita-dei-disabili-a-new-york/