sabato 3 dicembre 2011

Il disastro della soap siciliana Agrodolce


La fiction di Raitre, voluta da Minoli, Saccà e dalla Regione siciliana, doveva ricreare a Termini Imerese una nuova Cinecittà: 230 puntate girate, al costo di 100mila euro ciascuna. Ora ci sono in cassaintegrazione 134 persone. Nel 2007 la società Einstein vince l'appalto, ma i costi di realizzazione lievitano. Il produttore Luca Josi denuncia: "Per la fiction usati amici e parenti in odore di mafia"

Il disastro da 70 milioni di euro si chiama, o meglio si chiamava, Agrodolce. E doveva essere la risposta siciliana a un Posto al sole, la soap girata a Napoli che da 15 anni tiene banco sui Raitre e che in Campania ha finito per dare lavoro, grazie all’indotto, a più di 1500 persone. A partire dal 2005 a volerla fortemente erano stati in tre: il direttore di Rai EducationalGiovanni Minoli, quello di Rai Fiction,Agostino Saccà, e la Regione siciliana. Tanto che Palazzo D’Orleans, abbagliato dal sogno di riuscire a riconvertire dall’auto alla tv una Termini Imerese abbandonata dalla Fiat, era arrivato a finanziare la prima serie con 12, 7 milioni di fondiFas (quelli per le aree sottosviluppate erogati dall’Unione Europea) e 12,3 Rai. Altri 46 per la seconda e la terza.

Agrodolce però è morta. Le 134 maestranze sono in cassa integrazione. Il tesoro dei fondi Fas verrà con tutta probabilità tolto all’isola dal
 Cipe. E Termini Imerese perderà un investimento totale di 46 milioni se, entro il 30 dicembre, la televisione di Stato e la giunta di Raffaele Lombardo, non troveranno una soluzione. Così oggi sul tavolo restano solo degli studi vuoti, le speranze deluse dei siciliani, lo spreco di soldi pubblici e un mare di singolari intercettazioni ambientali. Sì, avete capito bene: intercettazioni ambientali. Sono i file audio, registrati artigianalmente a partire dal 2007, da uno degli altri protagonisti di questo pasticcio milionario che da mesi toglie il sonno ai piani alti di viale Mazzini: Luca Josi, l’ex delfino di Bettino Craxi negli anni difficili di Mani Pulite e della latitanza ad Hammamet, poi diventato nel ‘ 94 un produttore di successo e oggi in grandi difficoltà finanziarie. Josi, che tramite la sua Einstein, ha prodotto Agrodolce, ha infatti presentato un lungo esposto-querela chiedendo “se Minoli e il suo staff hanno utilizzato per secondi fini il ruolo ricoperto nell’ambito dell’organizzazione Rai”.

Nel documento ha raccontato storie di presunto nepotismo; ha ricostruito, registrazioni alla mano, vicende che profumano di
 mafia in cui un dipendente di viale Mazzini avverte la Einstein delle richieste di “un personaggio locale di dubbia provenienza”; ha prodotto documenti da cui sembra emergere il tentativo della Rai di farsi rimborsare dalla Regione, per oltre due milioni di euro, la ristrutturazione di studi televisivi mai effettuata. Poi ha depositato davanti al tribunale civile un ricorso d’urgenza contro viale Mazzini, per farsi pagare molti milioni di euro di fatture già emesse. Carte imbarazzanti, insomma. Tutti documenti che il Fatto ha potuto esaminare, assieme a una lunga ricostruzione audio-video dell’accaduto messa on line a puntate sul nostro sito a partire da oggi.
 Continua ...

L'unica rivoluzione possibile è quella interiore

No Tav, la resistenza continua


Per il Ponte dell’Immacolata la Val di Susa si rimobilita contro la ferrovia ad alta velocità
No Tav sul piede di guerra per il Ponte dell’Immacolata, che segna tradizionalmente in Val Susa l’inizio della stagione turistica invernale, ma che per il movimento è invece l’ anniversario “della riconquista della piana di Venaus da parte dei cittadini”, sgomberata nel 2005 dalle forze dell’ordine.
PROTESTA PER IL PONTE - Sui siti dell’organizzazione che si oppone alla costruzione del collegamento ad alta velocità tra Torino e Lione in primo piano c’è il volantino ‘La resistenza continua’, che contiene un programma “con 4 straordinari giorni di impegno, presenza e lotta alla militarizzazione della valle sancita dal disegno di legge di stabilita’ che definisce l’area del ‘cantiere’ della Maddalena di Chiomonte sito di interesse strategico nazionale”, dall’8 all’11 dicembre. Tre i cortei annunciati per l’8 dicembre, tutti e tre con partenza in contemporanea alle 10 in luoghi diversi. Due concentramenti presso il campo sportivo di Giaglione e alla stazione di Chiomonte per dar vita ad altrettanti cortei che da parti opposte arriveranno alle reti del cantiere della Maddalena.
LA VALLE SI MOBILITA – Stessa ora dalla stazione di Susa partira’ un corteo diretto all’autoporto della cittadina.Il rischio e’ che ci siano blocchi autostradali, o che comunque per questioni di ordine pubblico l’autostrada A32 che collega Torino a Bardonecchia, venga chiusa dalle forze dell’ordine, come gia’ successo in passato quest’estate e lo scorso 23 ottobre, in occasione di marce No Tav. Mentre da ambienti vicini ai manifestanti si apprende che strade statali e ferrovie, salvo sorprese dell’ultimo momento non dovrebbero essere bloccate. Nel pomeriggio dell’8 dicembre anche i cortei di Chiomonte e Giaglione confluiranno all’autoporto, dove si svolgera’ una notte bianca. Sabato 10 il presidio si sposta alla baita abusiva Clarea, vicino alle reti del cantiere, dalla parte di Giaglione per intenderci, mentre domenica 11 i No Tav si sono dati appuntamento a Venaus.

FUGA DI CERVELLI ...

“Senza politica Silvio rischia il fallimento”


Il gruppo Mediaset rischia grosso, tra pessimo andamento azionario e cause perse in tribunale
L’abbandono di Palazzo Chigi rischia di costare carissimo a Berlusconi. Der Spiegel, il più diffuso settimanale della Germania, pubblica un’analisi di quanti rischi economici il Cavaliere dovrà affrontare nei prossimi anni. Il crollo delle azioni Mediaset, i risarcimenti per le cause perse nelle aule di tribunale, i debiti del Milan, perfino un divorzio costosissimo. L’uomo più ricco d’Italia, e uno dei più affluenti d’Europa, rischia di perdere un mucchio di soldi. Forse anche per questo la patrimoniale sulle grandi ricchezze Berlusconi non la vuole in alcun modo.
MEDIASET COLLASSA - Der Spiegel evidenzia come l’azienda più importante del Cav., le televisioni Mediaset, da tempo non siano più così munifiche. Nonostante alcune evidenti distorsioni di mercato, come una raccolta pubblicitaria nettamente superiore rispetto alla quota di ascoltatori del gruppo. Mediaset ha perso nell’ultimo anno più di metà del suo valore azionario. Meno 55% rispetto alla quotazione dell’anno scorso, un salasso che ovviamente avrà gravi ripercussioni sui mega dividendi che Berlusconi, e la sua famiglia, ricevevano. Per quest’anno quindi addio ai 200 milioni di euro che Silvio prendeva da Mediaset, perché nessun dividendo sarà staccato per gli azionisti.
UN IMPERO DI DEBITI- Ma non è solo Mediaset la fonte delle preoccupazioni di Arcore. Il Milan è indebitato fino al collo, oltre 400 milioni di euro, e se le soddisfazioni sul campo sportivo sono importanti, per ripianare una simile situazione finanziaria c’è solo una possibilità, ovvero che Silvio e familiari aprano il portafoglio. Ma i debiti rossoneri potrebbero diventare poca cosa rispetto ai risarcimenti stabiliti dai tribunali. La mega multa per la corruzione nel caso Mondadori, ma anche gli aiuti illegittimi ricevuti da Mediaset per il finanziamento dei decoder digitali. Vicende che potrebbero costare molto caro, nell’ordine di centinaia di milioni di euro. Senza contare che l’eventuale acquisizione di Endemol porterebbe Mediaset ad accollarsi i debiti miliardari dell’azienda di contenuti per la Tv.
MEGA DIVORZIO -C’è infine la partirta del divorzio da Veronica Lario. Silvio Berlusconi e la “Signora” si sono lasciati male, e l’accordo sugli alimenti potrebbe togliere molte risorse ai conti correnti dell’ex premier. Si parla di cifre importanti, superiori ai venti, trenta milioni di euro l’anno. Un flusso di denaro che si intreccia con la complicata partita dell’eredità, dove una soluzione è ancora molto lontana. La suddivisione del gruppo tra cinque figli, tutti in posizioni di responsabilità, potrebbe però danneggiare ancora di più il gruppo, secondo gli analisti economici. Insomma, la situazione per Silvio è davvero brutta, e visto come se l’è passata negli ultimi, felici anni, per Berlusconi e Mediaset la politica è un business da non dismettere.

Sicilia, due deputati Pdl agli arresti per frode Salgono a 28 i politici inquisiti da ottobre


Roberto Corona in cella, Fabio Mancuso ai domiciliari. A Marzo fermato Vitrano (Pd) mentre intascava una mazzetta

Palazzo dei Normanni a Palermo, sede dell'Assemblea regionale siciliana Palazzo dei Normanni a Palermo, sede dell'Assemblea regionale siciliana
PALERMO - Finora si andava dal peculato alla concussione, dal voto di scambio all’intestazione fittizia di beni. Stavolta scattano la frode e l’esercizio abusivo dell’attività finanziaria con gli ultimi due deputati della Regione Sicilia finiti nella maglie di un’inchiesta giudiziaria. Due deputati del Pdl, Roberto Corona in cella e Fabio Mancuso ai domiciliari. Da aggiungere ai 26 già inquisiti fino a ottobre, quando il deputato Mario Bonomo di «Alleati per la Sicilia» risultò indagato per concussione nell’ambito dell’inchiesta in cui era stato già arrestato a marzo il suo ex compagno del Pd Gaspare Vitrano, fermato mentre intascava una mazzetta di dieci mila euro da un imprenditore del fotovoltaico.
IL RECORDO DEGLI INQUISITI - Si sta per sfiorare così il record del 30 per cento di inquisiti nel parlamento più antico del mondo dove il presidente Francesco Cascio cerca di spingere il dibattito e il disegno di legge sulla riduzione degli “onorevoli” siciliani da 90 a 70. Ma intanto lo spettacolo è sempre più indecoroso nella regione che ha visto condannare per mafia il governatore Totò Cuffaro e che da un anno e mezzo è in fibrillazione per il suo successore, Raffaele Lombardo, indagato per favori alla mafia dalla procura di Catania che ne ha poi chiesto l’archiviazione.
L’ONOREVOLE MARESCIALLO - Si arriva al paradosso che i finanzieri della Polizia Valutaria in collaborazione con lo Scico notifichino un ordine di custodia ai domiciliari a un loro ex collega, appunto Fabio Mancuso, un tempo maresciallo della Guardia di Finanza impegnato nella caccia alle cooperative fasulle e ai dirigenti corrotti. Ormai considerato un problema e non certo una risorsa per le Fiamme Gialle, tre legislature all’Assemblea debbono aver lasciato il segno. Come è accaduto per l’onorevole Vitrano, anch’egli parlamentare da guinness dei primati visto che non s’era mai visto un deputato in “esilio” a Roma, con “obbligo di dimora fuori dalla Sicilia”. Lui fa parte del drappello dei quattro finiti dentro negli ultimi tre anni. Un panorama desolante se si considera che c’è pure chi, come il deputato di Forza del Sud Franco Mineo, è addirittura ritenuto prestanome dei boss del quartiere palermitano dell’Acquasanta.
FORCHETTE ROTTE - Si riaccendono così i riflettori sulla questione morale alla Regione, come era accaduto due giorni prima al Comune di Palermo con l’arresto di un drappello di burocrati e politici con le mani sull’edilizia privata. Di qui la messa in scena venerdì pomeriggio, davanti al palazzo di città, di un gruppo di ragazzi che mimavano di offrire e ricevere mazzette fermando le auto sotto il municipio. Tutti con cartelli in cui si dichiaravano «irritati», il nome di Rita Borsellino al centro, a caratteri cubitali. Prima tappa di una campagna elettorale cominciata in modo confuso. Altro segno di un malessere comunque presente fra giovani che si sono già presentati nei mesi scorsi sotto Palazzo dei Normanni brandendo il simbolo del loro gruppo, le «forchette rotte». Per dire basta al «magna magna». Altra sferzata che sembra scuotere i gruppi politici, ogni volta pronti ad annunciare lo scatto di un repulisti interno. Ma inchiodati ogni volta dallo scatto di nuove manette.
Felice Cavallaro

Iran, anche la Francia chiude (in parte) l'ambasciata


In risposta all'assalto alla sede britannica . Terzi a colloquio
con il nostro diplomatico. L'ayatollah Shirazi prende le distanze.

L'ayatollah ShiraziL'ayatollah Shirazi
MILANO - Dopo l'assalto all'ambasciata britannica di martedì, anche la Francia prende le distanze da Teheran, decidendo di ridurre il personale della sua sede diplomatica in Iran. Sede che , per il momento, rimarrà comunque aperta. Il Regno Unito ha invece chiuso l'ambasciata,
«PIENO RISPETTO DELLE NORME INTERNAZIONALI» - Intanto il ministro degli Esteri, Giulio Terzi, ha incontrato sabato mattina alla Farnesina, assieme ai vertici del ministero, l'Ambasciatore italiano a Teheran, Alberto Bradanini, convocato a Roma per consultazioni. L'incontro ha consentito di svolgere un'approfondita disamina delle recenti evoluzioni della situazione interna in Iran, con particolare attenzione agli aspetti concernenti la sicurezza delle rappresentanze diplomatiche. È stata in particolare ribadita l'importanza che Teheran garantisca concrete rassicurazioni circa il pieno rispetto delle norme internazionali a protezione del personale e delle sedi diplomatiche e consolari. Su questo ed altri aspetti relativi alla situazione in Iran il governo italiano manterrà uno stretto raccordo con i partner europei ed atlantici.
Assalto all'ambasciata inglese a TeheranAssalto all'ambasciata inglese a Teheran    Assalto all'ambasciata inglese a Teheran    Assalto all'ambasciata inglese a Teheran    Assalto all'ambasciata inglese a Teheran    Assalto all'ambasciata inglese a Teheran
L'AYATOLLAH SHIRAZI PRENDE LE DISTANZE - E il grande ayatollah Naser Makarem Shirazi, una delle più influenti figure religiose dell'Iran, ha preso le distanze dall'assalto, ammettendo che il Paese potrebbe pagare «un alto prezzo» per l'episodio. «Non c'è dubbio che la Gran Bretagna sia uno dei nemici storici dell'Iran, ma i giovani rivoluzionari non dovrebbero oltrepassare la legge», ha scritto l'ayatollah in una nota pubblicata dall'agenzia d'informazione Irna. «Consiglio loro - ha aggiunto - di non agire senza il permesso della Guida Suprema e delle autorità». Il messaggio, il primo di disapprovazione dell'establishment politico della Repubblica Islamica, giunge all'indomani delle dichiarazioni dell'ambasciatore britannico a Teheran, Dominick Chilcott. Secondo il diplomatico, l'assalto di martedì non sarebbe potuto accadere senza «l'appoggio dello Stato».

Valzer tra 4 ospedali poi muore Mistero sul decesso di una 24enne


Istruttrice di nuoto colpita da una febbre altissima
Ipotizzata setticemia fulminante: nessun esposto

TARANTO - E’ mistero intorno alla morte di una ventiquattrenne manduriana, Carmen Giorgino, istruttrice di nuoto presso la piscina Icos di Manduria. La ragazza che aveva la febbre alta, alle tredici di ieri è stata portata dal 118 all’ospedale di Manduria dove i medici l’hanno sottoposta a consulenze di vario genere.
La gravità del caso ha consigliato il trasferimento alla ginecologia del nosocomio di Grottaglie per un altro consulto (a Manduria la ginecologia è stata momentaneamente soppressa per mancanza di medici) e da lì all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. Ulteriori accertamenti medici e radiografici hanno infine consigliato gli specialisti il trasferimento nel reparto di ematologia dell’ospedale Moscati, sempre nella città jonica, dove è morta dopo poche ore. Si sospetta una setticemia. La direzione ospedaliera per accertare le cause ha disposto l’autopsia che sarà eseguita lunedì. I familiari non hanno presentato al momento nessun esposto.
Nazareno Dinoi

Usa, infiltrati di polizia contro attivisti di Occupy Los Angeles


Usa, infiltrati di polizia contro attivisti di Occupy Los Angeles
LOS ANGELES - Si sono infiltrati tra gli indignati una dozzina di investigatori sotto copertura nell'accampamento dei manifestanti che si ispirano al movimento Occupy Wall Street . E' stata la polizia di Los Angeles a deciderlo. E' accaduto nelle settimane precedenti al raid di mercoledi' per raccogliere informazioni sulle intenzioni degli attivisti. Lo rivelano il City News Service, citando una fonte di polizia che ha parlato a condizione di rimanere anonima. Secondo la fonte nessuno degli agenti ha dormito nel campo, ma gli investigatori hanno provato a mescolarsi tra la folla per capire se i manifestanti stavano organizzando resistenza o pianificavano l'uso di armi contro la polizia. Nel raid di mercoledi' compiuto prima dell'alba nel City Hall Park di Los Angeles furono arrestati 300 dimostranti.