Quando Bengasi e' caduta in mano all'opposizione una settimana fa, Saleh Zayani - un ingegnere del suono che per due decenni ha trasmesso i messaggi del regime di Muhammar Gheddafi - ha preso due mixer ed un microfono ed e' partito per la sede della sua emittente radiofonica. Non ha trovato nessuno che avesse il coraggio di accompagnarlo, cosi' si e' fatto scortare da una guardia armata.
"Questa e' la Libia libera e Tripoli e' la nostra capitale", ha proclamato dai microfoni della radio il 21 febbraio alle due del pomeriggio. Da allora Radio Libia Libera trasmette ininterrottamente.
Un po' per volta altre persone si sono unite a Zayani ed ora un gruppo di venti persone di cui fanno parte ingegneri e rivoluzionari fa funzionare l'emittente. La radio trasmette continuativamente e raggiunge Tripoli e Zawiyah ed il messaggio che trasmette - sottolinea Zayani - e' importante quanto lo sono le forze inviate a Tripoli per sostenere la rivolta.
Quando spiega cosa lo abbia spinto ad uscire allo scoperto, Zayani parla "del sangue" che ha visto: "Li ho visti uccidere la gente. Ho visto gente che conoscevo che veniva uccisa". E ora, per la prima volta in tanti decenni, spiega di sentirsi libero: "Mi sento libero. Per 41 anni siamo stati prigionieri".
Fu proprio a Radio Bengasi che un giovane ufficiale di nome Muhammar Gheddafi annuncio' il primo settembre 1969 l'avvenuto rovesciamento del monarca libico. Gheddafi prese il controllo della stazione radio ed ordino' ad un tecnico di aprire le trasmissioni con versi del Corano e poi annuncio': "Da questo momento, la Libia e' una repubblica libera e sovrana".
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