venerdì 18 novembre 2011

Subito tagli a Palazzo Chigi Le Province tornano in bilico

Il premier vuole completare la riforma delle amministrazioni

FRANCESCO SEMPRINI
ROMA

Il riscatto economico dell’Italia non può prescindere da una gestione virtuosa della politica e della sua contabilità. Mario Monti lo ha detto a chiare lettere ieri in Senato spiegando che se ai cittadini sono richiesti sacrifici, gli organi elettivi saranno soggetti a «ineludibili interventi volti a contenerne i costi di funzionamento». Un richiamo «ad agire con sobrietà e attenzione», al fine di dare alla cittadinanza «un segnale concreto e immediato». Nessuno è esente: devono attenersi «i soggetti che ricoprono cariche elettive o i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale chiunque rappresenti le istituzioni a livello politico e amministrativo». L’obiettivo è «allinearci rapidamente alle “best practices” europee», i sistemi politici virtuosi del Vecchio Continente. Una terapia a base di lotta a sprechi e privilegi, articolata su tre direttrici: «spending review» del Fondo unico della presidenza del Consiglio, razionalizzazione funzionale degli enti locali, e abolizione delle Province. L’ex commissario europeo parte proprio da casa sua, da Palazzo Chigi, l’istituzione più costosa d’Italia, con un budget in veloce ascesa agevolato dalla dimensione autonoma, o meglio svincolata dal controllo degli apparati statali di «auditing». Nonostante i tentativi di Giulio Tremonti, la gestione a briglia sciolta della presidenza ha fatto lievitare i costi a carico della cittadinanza, con 4,7 miliardi di euro spesi nel 2010, l’8% in più del 2008 e il 46% rispetto al 2006, come riporta l’Espresso. Un tesoretto di cui quasi mezzo miliardo speso in stipendi, indennità, affitti, missioni e comitati vari. E questo pur tenendo conto dell’emergenza per il terremoto in Abruzzo che ha pesato per 800 milioni di euro. Certo sarebbe diverso se si potessero ricondurre i conti di Palazzo Chigi sotto il controllo della Ragioneria, come accadeva prima del 1999 quando l’allora governo di centrosinistra li rese completamente autonomi. Non è chiaro se questa sarà la strada che Monti vuole percorrere ma da parte sua l’impegno è categorico e imperativo per tutti: «sobrietà».

Continua ...

http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/430462/

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