Il premier vuole completare la riforma delle amministrazioni
Il riscatto economico dell’Italia non può prescindere da una gestione virtuosa della politica e della sua contabilità. Mario Monti lo ha detto a chiare lettere ieri in Senato spiegando che se ai cittadini sono richiesti sacrifici, gli organi elettivi saranno soggetti a «ineludibili interventi volti a contenerne i costi di funzionamento». Un richiamo «ad agire con sobrietà e attenzione», al fine di dare alla cittadinanza «un segnale concreto e immediato». Nessuno è esente: devono attenersi «i soggetti che ricoprono cariche elettive o i dirigenti designati politicamente nelle società di diritto privato finanziate con risorse pubbliche, più in generale chiunque rappresenti le istituzioni a livello politico e amministrativo». L’obiettivo è «allinearci rapidamente alle “best practices” europee», i sistemi politici virtuosi del Vecchio Continente. Una terapia a base di lotta a sprechi e privilegi, articolata su tre direttrici: «spending review» del Fondo unico della presidenza del Consiglio, razionalizzazione funzionale degli enti locali, e abolizione delle Province. L’ex commissario europeo parte proprio da casa sua, da Palazzo Chigi, l’istituzione più costosa d’Italia, con un budget in veloce ascesa agevolato dalla dimensione autonoma, o meglio svincolata dal controllo degli apparati statali di «auditing». Nonostante i tentativi di Giulio Tremonti, la gestione a briglia sciolta della presidenza ha fatto lievitare i costi a carico della cittadinanza, con 4,7 miliardi di euro spesi nel 2010, l’8% in più del 2008 e il 46% rispetto al 2006, come riporta l’Espresso. Un tesoretto di cui quasi mezzo miliardo speso in stipendi, indennità, affitti, missioni e comitati vari. E questo pur tenendo conto dell’emergenza per il terremoto in Abruzzo che ha pesato per 800 milioni di euro. Certo sarebbe diverso se si potessero ricondurre i conti di Palazzo Chigi sotto il controllo della Ragioneria, come accadeva prima del 1999 quando l’allora governo di centrosinistra li rese completamente autonomi. Non è chiaro se questa sarà la strada che Monti vuole percorrere ma da parte sua l’impegno è categorico e imperativo per tutti: «sobrietà».
Continua ...
http://www3.lastampa.it/politica/sezioni/articolo/lstp/430462/
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