sabato 19 novembre 2011

Crisi: cosa vuol dire tornare alla lira

In questi giorni si sta facendo largo l’idea di una possibile uscita dell’Italia dalla zona euro. Tra economisti e uomini politici ci sono diverse opinioni. C’è chi dice che tornare alla lira in questo momento sarebbe dannoso per il nostro Paese, e c’è chi pensa, al contrario, che l’uscita dell’Italia dalla zona euro è l’unica via d’uscita per far fronte alla grave crisi economica in cui si trova il Paese.

L’euro, fin dai primi anni, ha dato prova della sua instabilità. Ricordo la titubanza con la quale accettammo l’entrata in vigore dell’euro. Ricordo la fatica che fecero gli anziani ad imparare a capire il passaggio dalla lira all’euro. Ma come al solito non c’era spazio per le nostre lamentale, e anche se ci fosse stato non sarebbe servito a nulla... avremmo dovuto accettare comunque il cambio di valuta perchémessi di fronte al fatto compiuto.

E come volevasi dimostrare, il dubbio sulla sua effettiva sfortuna si sta rivelando oggi in tutte le sue forme. Il fatto che il potere d’acquisto è diminuito di molte migliaia di euro ne è la prova inconfutabile. Infatti, stando al rapporto dell’Ires-Cgil, in 10 anni, ogni lavoratore ha perso 5453 euro di potere d’acquisto del proprio stipendio.

Dati inquietanti, che ci lasciano col fiato sospeso se pensiamo in maniera pratica che fino al 2000 con 100 mila lire in tasca si comprava il doppio di quello che oggi si può comprare con 100 euro.

Non dimentichiamo, poi, il divario che esiste tra il valore intrinseco di una moneta e il suo valore nominale. Il valore intrinseco, cioè il valore dello strumento usato come moneta, dipende dal valore del bene che compone la moneta (costo di produzione, costo della stampa etc..). Mentre, il valore nominale è quello che viene riportato sulla moneta, è il prezzo che viene imposto sul mercato indipendentemente dal suo costo di produzione. Il valore intrinseco di una moneta è sempre molto inferiore rispetto a quello nominale.

Nel caso, invece, delle monete coniate con i metalli preziosi, come nel caso dell’oro, tra il valore nominale e quello intrinseco non vi è questa grande differenza perché il metallo conserva il proprio valore nel tempo. Una moneta d’oro è, quindi, più stabile e non soggetta all’inflazione.

Ciò si spiega col fatto che alla crescita della moneta equivale, analogamente, una crescita della ricchezza reale, pari o quasi alla quantità di metallo prezioso messo in circolazione con la valuta stessa, per cui l’emissione di moneta con valore intrinseco non subisce l’inflazione, ma è un sicuro riparo da essa. Mentre, monete come l'euro o il dollaro sono fortemente esposte ai rischi inflattivi.

Fino all’800, le monete che circolavano erano coniate solo ed esclusivamente con l’impiego di metalli preziosi. Ma, a partire dal 1971, quando anche il Bretton Woods non riusciva più a reggere il passo del mercato e gli interessi economici si facevano sempre più consistenti, non si stampò più moneta in base alle riserve aurifere della banca, ma la moneta stessa diventò “il valore”.

Continua .............

http://www.agoravox.it/Crisi-cosa-vuol-dire-tornare-alla.html

Ma il congresso della Cdu ha pensato bene di votare una mozione in cui è prevista la possibilità per uno Stato di uscire liberamente dall’euro, senza che ciò comporti l’uscita dall’Ue.

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