martedì 27 dicembre 2011

Liberalizzazioni. Le corporazioni fissano la tariffa ma la scambiano per “prezzo di mercato”


Liberalizzazioni. Le corporazioni fissano la tariffa ma la scambiano per “prezzo di mercato”
Il costo dei servizi professionali e dei settori protetti è oramai insopportabile per il consumatore. L’Unione europea è pronta a sanzionarci per le mancate liberalizzazioni degli ordini professionali
Molte delle mistificazioni correnti distribuite a piene mani dalle corporazioni professionali che impediscono le liberalizzazioni in Italia ruotano attorno al concetto di “prezzo”. Sfruttando la mancanza di informazione economica degli italiani, lo scambiano con le “tariffe”, cercando di dimostrare che soltanto affidando a loro la determinazione del valore della prestazione ai clienti si può assicurare un servizio di qualità.
Innanzitutto il “prezzo” è diverso dalla “tariffa”. Il primo si forma in seguito all’incontro fra la curva di domanda e la curva dell’offerta in un libero mercato. In quel punto, il prezzo assicura la vendita di tutte le merci o i servizi offerti; qualsiasi altri punto è definito dagli economisti come inefficiente, in quanto non tutta l’offerta sarà effettivamente scambiata dagli individui.
La “tariffa” è un valore economico non stabilito dal mercato ma dallo Stato o da una corporazione privata che produce in regime di monopolio. Quando a stabilirlo è lo Stato, esso segue motivazioni di tipo sociale, offrendo ad esempio energia elettrica al costo di produzione (o anche a meno) alle famiglie disagiate. Quando a stabilirle è una corporazione, cioè un ordine professionale, non c’è alcuna motivazione sociale ma soltanto l’appropriazione del massimo profitto possibile.
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