domenica 18 settembre 2011

Ministri a tempo perso

Sacconi e Castelli fanno affermazioni che, in qualsisasi altro Paese, li costringerebbero a dimettersi immediatamente. Per quanto ancora ci faremo governare da gente simile?

In questi momenti di fine impero, c’è ancora chi non si rende conto di quello che succede. Il regime catodico di mr. B. volge al termine, affossato dalle telefonate con i vari Tarantini e Lavitola a proposito delle vagonate di gentildonne da recapitare a domicilio al nanetto. Sarebbe stato meglio che quest’individuo fosse caduto per i falsi in bilancio, le corruzioni e le concussioni di questi 16 anni, ma, si sa, ognuno ha il 25 luglio che merita.

Probabilmente i miasmi del cadavere politico del governo soffocano alcuni esponenti della maggioranza, che non riescono a ragionare e a capire fino in fondo quello che dicono (non che sia una novità).

Prendiamo Sacconi. E’ il Ministro del Welfare, mica uno qualsiasi. Tralasciando il fatto che si comporta come se venisse da Marte e non c’entrasse nulla con l’attuale stato di salute dell’Italia (lui che era esponente socialista di spicco e, come tale, ha contribuito in modo sostanziale all’impennata del debito pubblico in quegli anni), il suo ruolo, in momenti di crisi come questo, è importantissimo.

Invece l’altroieri il ministro, ospite ad un convegno del Centro Studi Confindustria, ha sparato sull’esito del referendum del giugno scorso. Queste le sue testuali parole: “Altro che sorella acqua, mi auguro che troveremo il modo per mettere in discussione il referendum”. A Sacconi non importa che 27 milioni di cittadini siano andati a votare e abbiano espresso chiaramente (95% di voti favorevoli) la volontà di mantenere pubblica la gestione dell’acqua. La famosa volontà popolare, la stessa che viene sbandierata costantemente quando si tratta di ricordare che hanno vinto le elezioni, può essere messa da parte e cancellata quando va contro i desideri di lorsignori. Sacconi dovrebbe fare una sola cosa: dimettersi. Facendo affermazioni come queste ha dimostrato un assoluto spregio della Costituzione e del valore della volontà dei cittadini. Nessun rispetto. In qualsiasi altro Paese parlamentari, ministri e uomini politici in generale dovrebbero dimettersi due minuti dopo aver detto cose simili.

Voglio invece esprimere la mia completa solidarietà a Roberto Castelli, ex ministro, ora viceministro alle Infrastrutture, parlamentare dal 1992, cioè da 19 anni. L’altra sera a “Piazzapulita” (nuovo programma di informazione su La7) ha detto di essere povero perchè guadagna solo 145 mila euro all’anno. Siamo tutti vicini al povero Castelli, che sicuramente farà fatica ad arrivare alla fine del mese. Ci permettiamo di far notare all’esponente leghista che ci sono famiglie che vivono con redditi annuali di meno di un decimo del suo. E se avessero 145 mila euro (più tutti i soldi che derivano da vent’anni di vita da parlamentare e cinque da ministro) avrebbero la decenza di stare zitti.

Continua ...

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