giovedì 15 dicembre 2011

Manager di Stato, super buste nel mirino


Tagli (possibili) dai 50 ai 160 mila euro all'anno. Un altissimo burocrate: è una vendetta dei parlamentari

ROMA - La tremarella è tornata. Lo spettro di un taglio delle buste paga ben più crudele di quello che le ha colpite finora si aggira per le pubbliche amministrazioni, le società di Stato, le authority. Trema il capo di gabinetto di Mario Monti, Vincenzo Fortunato, recordman della sua categoria. Ma anche il capo del Poligrafico dello Stato, Maurizio Prato. E perfino il presidente dell'Antitrust.
Giovanni Pitruzzella aveva già subito un bel salasso: 60 mila euro. L'incarico di consigliere giuridico di Ferruccio Fazio è evaporato assieme alle dimissioni dell'ex ministro della Salute. Poco male. Nel cambio, l'avvocato siciliano tenuto in grande considerazione dal suo conterraneo presidente del Senato Renato Schifani, ci ha senz'altro guadagnato. Prima era a capo della commissione di garanzia degli scioperi: 118 mila euro. Arrivato Mario Monti a palazzo Chigi, il presidente dell'Antitrust Antonio Catricalà l'ha seguito e lui ha preso il suo posto: 475.643 euro e 38 centesimi. Ragion per cui rischia ora che gli venga chiesto un nuovo e più doloroso sacrificio. Sempre che, naturalmente, abbia successo, e fino in fondo, l'ultima trovata dei relatori della manovra governativa: mettere un limite alle retribuzioni di «chiunque riceva a carico delle finanze pubbliche emolumenti o retribuzioni nell'ambito di rapporti di lavoro dipendente o autonomo con pubbliche amministrazioni statali». Non potranno superare lo stipendio del primo presidente della Corte di Cassazione. Trecentoundicimila euro, più o meno.
«È una vendetta dei parlamentari, che non digeriscono il taglio della loro indennità conseguente all'applicazione della media europea», ringhia un altissimo burocrate. Resta solo da vedere se questa volta, per tutti i manager pubblici che nonostante i tagli già fatti continuano a guadagnare più di quella cifra, sarà disperazione autentica. Perché quel tetto in realtà già esiste, anche se finora quasi nessuno se n'è accorto.
L'aveva introdotto Romano Prodi, fra i mugugni di tanti. Poi era ritornato Berlusconi ed era iniziata una melina di due anni. Finalmente, nel giugno del 2010, il Consiglio dei ministri aveva sfornato il regolamento attuativo di quella norma. Che però salvava i contratti in essere. Escludendo anche la Banca d'Italia e le authority. Ecco dunque che Pitruzzella può sperare, nel caso ora andasse in scena lo stesso copione. Perché per stabilire come e a chi esattamente quel tetto si applicherà, sarà necessario attendere il solito decreto attuativo.
Continua ...

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