mercoledì 16 febbraio 2011

Rivoluzione in Yemen: un’altro guaio per gli Usa

Rivoluzione in Yemen: un’altro guaio per gli Usa

Continua la rivolta nello Yemen. Centinaia di studenti universitari stanno manifestando per il quinto giorno insieme all'opposizione contro il regime. Essi chiedono le dimissioni del presidente Ali Abdallah Saleh, in carica da 32 anni, mentre marciano diretti verso il palazzo presidenziale a Sana'a. "La gente vuole defenestrare il regime", scandivano i manifestanti, ripetendo slogan sentiti già nei giorni scorsi e utilizzati dai manifestanti in Egitto. La protesta partita dall'università di Sana'a dura ormai da cinque giorni.

Ieri centinaia di contestatori e di sostenitori del governo hanno ingaggiato scontri con pietre e bastoni nella capitale. Circa 3000 contestatori, che stavano sfilando lungo una strada che porta al palazzo presidenziale, sono stati bloccati dalla polizia in assetto antisommossa, riferisce un giornalista Reuters. La polizia ha tentato di bloccare gli scontri. Quattro contestatori sono rimasti feriti e due di loro hanno riportato ferite alla testa. "Ali, vattene, vattene e porta i tuoi figli con te", hanno gridato i manifestanti, riferendosi al presidente Ali Abdullah Saleh, alleato degli Stati Uniti. Molti si aspettano che Saleh, che ha governato la nazione araba per 32 anni, lasci il potere nelle mani del figlio, eventualità però sempre smentita dal presidente. Le proteste che sono state organizzate in Yemen nelle scorse settimane originariamente avevano motivazioni differenti, divise tra quelle organizzate per chiedere riforme e quelle invece organizzate per chiedere le dimissioni di Saleh. Ma dopo le rivolte in Egitto, che hanno costretto il presidente Hosni Mubarak alle dimissioni, anche le proteste in Yemen si sono fatte più violente e i dimostranti hanno preso di mira il presidente, esponendo cartelli con la scritta "Vattene", in arabo, inglese e francese. Il profumo del revoluzione del gelsomino tunisino si sente ora negli altri paesi della regione.

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