martedì 8 novembre 2011

Berlusconi: ''Non ho maggioranza, mi dimetto dopo legge di stabilità''

Roma, 8 nov. (Adnkronos/Ign) - Dopo l'approvazione della legge di stabilità, Silvio Berlusconi si dimetterà. E' quanto emerge dopo l'incontro di quasi un'ora al Quirinale tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il premier, salito al Colle dopo il via libera alla Camera con soli 308 sì al rendiconto dello Stato.

''Il presidente del Consiglio - si legge in una nota del Quirinale - ha manifestato al capo dello Stato la sua consapevolezza delle implicazioni del risultato del voto odierno alla Camera; egli ha nello stesso tempo espresso viva preoccupazione per l'urgente necessità di dare puntuali risposte alle attese dei partner europei con l'approvazione della Legge di Stabilità, opportunamente emendata alla luce del più recente contributo di osservazioni e proposte della Commissione europea''.

''Una volta compiuto tale adempimento, il presidente del Consiglio rimetterà il suo mandato al capo dello Stato, che procederà alle consultazioni di rito dando la massima attenzione alle posizioni e proposte di ogni forza politica, di quelle della maggioranza risultata dalle elezioni del 2008 come di quelle di opposizione'', conclude la nota.

Il rendiconto dello Stato è passato alla Camera con 308 sì, otto voti sotto la maggioranza assoluta, un astenuto e 321 non votanti. Il voto, se sotto il profilo 'tecnico' è un via libera, sotto quello politico può essere considerato una sconfitta, con otto voti in meno per il governo rispetto ai numeri che lo stesso premier era convinto di avere; otto 'traditori', come li ha definiti Berlusconi al termine dello scrutinio.

Il premier lo ha scritto su un foglio che gli era servito in precedenza per prendere qualche appunto: "308 -8 traditori". E poco sotto ha aggiunto "ribaltone", poi "voto". Ci sono anche le frasi "prenda atto" e "rassegni le dimissioni", probabilmente scritte mentre parlava il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che proprio quello chiedeva al presidente del Consiglio. Le ultime due parole scritte dal premier sul foglio sono "Pres Repubblica" e "una soluzione".

A conclusione della seduta, Berlusconi è rimasto seduto al suo posto a controllare i tabulati del voto di qualche minuto prima. Poi fermandosi a parlare con alcuni deputati Pdl avrebbe detto: ''E' chiaro ed evidente che c'è un problema di numeri, ora serve subito una riflessione per decidere sul da farsi''.

Prima di salire al Colle, il Cavaliere ha presieduto un vertice di maggioranza a palazzo Chigi per decidere sul da farsi.

Alla riunione a Palazzo Chigi ha partecipato anche il leader della Lega Umberto Bossi, che, prima del voto sul rendiconto, aveva riferito di aver chiesto al premier ''un passo laterale''. E alla domanda se i leghisti spingessero per l'indicazione di Alfano come successore a Palazzo Chigi, aveva replicato: "Sennò chi mettiamo, il segretario del Pd?".

Dal tabulato che registra il voto elettronico emerge che dei 308 sì fanno parte i 25 deputati di Popolo e territorio, i 59 della Lega e i 209 del Pdl su 214 . Oltre ad Alfonso Papa, che è agli arresti domiciliari, non hanno partecipato al voto Roberto Antonione, Fabio Gava e Giustina Destro, mentre Gennaro Malgieri è arrivato in ritardo ma ha spiegato in Aula che comunque avrebbe votato sì. Unico astenuto Franco Stradella, sempre del Pdl. Le opposizioni erano in aula ma non hanno partecipato alla voto.

Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani , prendendo la parola in aula alla Camera, ha commentato: il voto di oggi "certifica che la maggioranza non c'è più". "Io non oso credere - ha detto rivolto a Berlusconi - che lei non faccia questo passo e sia chiaro che se lei non lo dovesse fare le opposizioni valuteranno mosse ulteriori". Ora la parola spetta al presidente Giorgio Napolitano, "noi - ha sottolineato il segretario del Pd - faremo la nostra parte per il Paese".

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