domenica 24 aprile 2011

E ora entrano in campo le tribù l'ultima speranza del Colonnello

Fiaccato dalla Nato, il raìs si affida alle milizie popolari. Le vecchie appartenenze, anche se più deboli che nel passato, hanno ancora un ruolo. Le sorti di Gheddafi sono allora legate alla fedeltà dei Warfalla, il gruppo più forte della Tripolitania
di BERNARDO VALLI

IL tema che devo svolgere riguarda il conflitto libico. Perché dura tanto? Cosa significa l'annunciato ritiro da Misurata dell'esercito del Colonnello di Tripoli? È una disastrosa ritirata dei lealisti o un tranello teso agli insorti? Che peso dare alla minaccia di far intervenire le tribù, proferita dal viceministro degli esteri, Khaled Kaaim, portavoce del raìs ingabbiato nel suo rifugio di Bab el Azizia?
Prima di cercare di rispondere a questi interrogativi, credo sia necessario tratteggiare gli umori che annebbiano le nostre idee sugli avvenimenti in corso sulla sponda Sud del Mediterraneo. Da noi umori ormai prevalenti.
Che noia! L'esclamazione è ormai un brontolio corale. In Libia quel Gheddafi, dato per sconfitto pochi giorni dopo l'insurrezione di febbraio, a Bengasi, è sempre là, al sicuro, nel suo bunker tripolino. Insomma chi vince e chi perde? E intanto in Tunisia e in Egitto non sono ancora stati eletti parlamenti tipo Westminster. Nelle capitali occidentali la resistenza del Colonnello libico innervosisce, suscita polemiche; e nelle rispettive opinioni pubbliche, la lentezza dei processi politici in Tunisia e in Egitto, alimenta la vecchia convinzione sulla scarsa "inclinazione alla democrazia" dei popoli arabi.
Continua ...

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