venerdì 4 marzo 2011

Scarpinato: "Vogliono paralizzare la giustizia per garantirsi l’impunità"

Le procure, soprattutto al sud, sono sotto organico e non riescono ad amministrare la giurisdizione ordinaria, agli imputati è concesso di abusare delle garanzie processuali per raggiungere la prescrizione, che è sempre più breve, e si perde tempo a perseguire reati inutili che per la loro pena esigua si prescrivono sempre. Lo Stato italiano sembra non avere volontà di perseguire i reati perché un’ampia parte del paese ha interesse a una giustizia inefficiente.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’audizione di Roberto Scarpinato alla commissione Giustizia della Camera lo scorso 22 febbraio. Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta, già procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo (fu uno dei pm del processo Andreotti), spiega perché la giustizia italiana non riesce a garantire la ragionevole durata dei processi penali. E accusa la politica di avere legiferato in favore della criminalità con normative che incentivano la prescrizione e dilatano i tempi processuali. Come il cosiddetto "processo breve".

Per ventidue anni ho prestato servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e nel giugno del 2010 sono stato nominato procuratore generale presso la corte d'appello di Caltanissetta. Questo cambiamento di ruolo mi ha proiettato dal mondo della giurisdizione dell'antimafia a quello della giurisdizione ordinaria ed è stato come entrare in un altro pianeta. Nel misurarmi con una serie di problemi gravi e urgenti ho dovuto prendere atto dell'esistenza nel nostro ordinamento di due diversi modelli penali processuali, quello dell'antimafia e quello dell'ordinario, la cui distanza quanto a efficienza e resa produttiva si divarica ogni giorno di più, rischiando di diventare incolmabile.

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http://www.agoravox.it/Vogliono-paralizzare-la-giustizia.html

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