venerdì 9 settembre 2011

Il legale di Tarantini rivela ai pm: ho ricevuto l'incarico dal Cavaliere

E Gianpi conferma: mi pagò l'avvocato Portai a casa del presidente anche amiche di mia moglie della Bari bene

Giampaolo Tarantini
Giampaolo Tarantini
NAPOLI - «Nel settembre 2010 mi chiamò il presidente onorevole Berlusconi e mi chiese di assumere la difesa di Tarantini. Subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini al quale comunicai tale circostanza. Ghedini si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il precedente difensore». È il 2 settembre scorso. L'avvocato Giorgio Perroni, uno dei difensori del presidente del Consiglio, viene interrogato dai pubblici ministeri di Napoli. E fornisce la conferma definitiva sul fatto che fu proprio il premier a scegliere chi doveva assistere Tarantini nel processo di Bari. Il resto lo fa lo stesso imprenditore barese quando ammette di non aver mai pagato le spese legali «perché provvedeva direttamente Berlusconi». E, soprattutto quando racconta le preoccupazioni di quest'ultimo sui contenuti delle intercettazioni allegate all'indagine sulle feste di palazzo Grazioli. Le nuove carte processuali sul presunto ricatto a Berlusconi contestato ai coniugi Tarantini e al faccendiere Valter Lavitola forniscono dunque nuovi e importanti dettagli sulla volontà del capo del governo di tenere «sotto controllo» l'uomo che nel 2009 aveva reclutato per lui decine di donne da portare alle feste, prima fra tutte Patrizia D'Addario. Ieri, assistito dai suoi legali Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, l'imprenditore pugliese è stato nuovamente interrogato. Più di tre ore di domande, quasi tutte concentrate proprio sul flusso di denaro e sulle modalità di pagamento, anche perché non si esclude un contatto fra i pubblici ministeri di Napoli e quelli di Milano titolari dell'inchiesta sulle feste ad Arcore per verificare eventuali analogie nel pagamento di indagati e testimoni. In sostanza si vuole scoprire se i soldi utilizzati per «mantenere» Tarantini provengano dallo stesso conto usato per pagare le ragazze dell'Olgettina, Lele Mora ed Emilio Fede. Del resto è stato lo stesso giudice di Napoli a evidenziare come le consegne di denaro autorizzate dal premier siano state effettuale in violazione della normativa antiriciclaggio.
Continua ...

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