venerdì 9 settembre 2011

Intercettazioni, il governo studia una legge-lampo

La maggioranza prepara un ddl di pochi articoli da approvare con la fiducia. Tramonta l'idea di un decreto che non avrebbe passato l'esame del Quirinale

di LIANA MILELLAROMA - Il decreto sulle intercettazioni? Un miraggio. Irrealistico e irrealizzabile. Certo, il Cavaliere lo vagheggia, ma non ce la fa a condurlo in porto. Meglio il ddl che sta alla Camera o uno ex novo, smilzo, pochi articoli, mirato solo a bloccare l'uscita delle registrazioni. Con dentro l'obbligo di punire per "ingiusta intercettazione" (proposta Vitali) il pm che ne abusa. Da votare con la doppia fiducia tra Camera e Senato. Di certo, però, non ad horas. Di questo si discute tra palazzo Grazioli e via Arenula: se è possibile dimostrare che ci sono "le ragioni di necessità e urgenza" per sottoporre a Napolitano un decreto per "tombare" le telefonate. Un dl da fare prima che il 15 escano le conversazioni di Bari Tarantini-Berlusconi sulle escort. Il verdetto dei tecnici è drastico: questo dl non si può fare. Tocca al Guardasigilli Nitto Palma accollarsi la marcia indietro. Decreto? "Non ne ho mai sentito parlare". L'ex Alfano lo sponsorizza. Al suo posto? Palma: "Velocizzare il ddl che sta alla Camera". Dice Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, uno che sa cosa bolle nelle stanze del premier: "Basterebbe una settimana per licenziare quel ddl". Un testo, sottolinea Costa, "diverso da quello originario, ma che coinvolge una base parlamentare che va oltre la maggioranza".
Continua ...

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