NEW YORK - Joseph Ratzinger, quando da cardinale dirigeva la Congregazione per la dottrina della fede, fu "parte di una cultura di non-responsabilità, negazionismo, e ostruzionismo della giustizia" di fronte agli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Lo afferma il New York Times sulla base di documenti interni alla Chiesa, interviste a vescovi ed esperti di diritto canonico. Dal reportage emerge una versione molto diversa, sul ruolo di papa Benedetto XVI, rispetto alla descrizione ufficiale fornita dalla Chiesa. Tra le rivelazioni spunta un vertice segreto avvenuto in Vaticano nel 2000 tra Ratzinger e i vescovi delle nazioni anglofone più colpite dagli scandali di pedofilia: Stati Uniti, Irlanda, Australia. Secondo il vescovo Geoffrey Robinson di Sidney, che partecipò all'incontro segreto, Ratzinger "impiegò molto più tempo a riconoscere il problema degli abusi sessuali, rispetto a quel che fecero alcuni vescovi locali". Nell'intervista al New York Times il prelato australiano si chiede: "Perché il Vaticano era così tanti anni indietro?".Il New York Times smonta la linea di difesa che la Santa Sede ha tenuto sull'attuale pontefice. Il Vaticano ha descritto come una svolta la decisione del 2001 di dare alla Congregazione diretta da Ratzinger l'autorità di semplificare le procedure e affrontare direttamente i casi di pedofilia. Dopo quella decisione, annunciata con una lettera apostolica di Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger sarebbe emerso come uno dei più
coraggiosi nel riconoscere la minaccia degli abusi sessuali per la reputazione della Chiesa. Tutto questo viene confutato nella ricostruzione del giornale americano. In realtà la Congregazione aveva già gli stessi poteri dal 1922, secondo diversi esperti di diritto canonico interpellati. La lettera del 2001 non segnò affatto una svolta. Al contrario, la Chiesa si decise ad agire solo in grande ritardo, sotto la pressione di alcuni vescovi anglofoni in prima linea negli scandali. "Per i due decenni in cui ebbe la guida della Congregazione", scrive il New York Times, "il futuro Papa non esercitò mai quell'autorità. Evitò di intervenire anche quando le accuse e i processi stavano minando la credibilità della Chiesa in America, Australia, Irlanda, e altri Paesi". Ancora oggi, prosegue l'articolo, "molti decenni dopo che gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti sono diventati un problema, Benedetto XVI non ha istituito un sistema di regole universali" per affrontarlo. Al contrario permane tuttora "una confusione dilagante tra i vescovi, sul modo di affrontare le accuse".
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http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/03/news/cos_ratzinger_prese_di_mira_i_progressisti_e_lasci_impuniti_i_pedofili-5352180/
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