ROMA - I computer sequestrati dall'appartamento di via Manlio Torquato potrebbero confermare, ma anche smentire, la versione del "complotto alla Marrazzo" sostenuta dal consigliere provinciale Pier Paolo Zaccai, finito nella bufera per aver partecipato, giovedì notte, a un festino di coca e trans. Procura e investigatori della squadra mobile di Roma stanno lavorando in queste ore per chiarire i contorni della vicenda e far luce su alcune zone d'ombra. I punti oscuri sono fondamentalmente due: capire chi ha portato la droga nell'appartamento delle transessuali e verificare se, come nello scandalo che travolse l'ex governatore del Lazio, è ipotizzabile un ricatto orchestrato dai viados. Il contenuto dei portatili delle due transessuali che hanno partecipato al cocaparty col consigliere Pdl sono dunque al vaglio degli inquirenti. Così come, sotto la lente d'ingrandimento, nei laboratori della scientifica, sono i sacchetti di cellophane con tracce di polvere bianca trovati e sequestrati nella casa del quartiere Appio. Al momento però il fascicolo è ancora contro ignoti e per "cessione di stupefacente". Nessun indagato, né il consigliere del Popolo delle Libertà né Morgana, la trans brasiliana di 26 anni che ha avuto rapporti con Zaccai. I protagonisti della vicenda a luci rosse verranno ascoltati a Palazzo di Giustizia non prima della prossima settimana.
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