martedì 19 aprile 2011

Dove finiscono i nostri soldi?

Il Guardian fa i conti in tasca all’Italia e analizza come è ripartita la spesa pubblica

L’Inghilterra è il paese del libero mercato, ha dato i natali ad Adam Smith il fautore della “mano invisibile”, la teoria per la quale la spinta egoistica di ognuno e la ricerca dell’interesse dei singoli gioverebbe alla collettività, trasformando i vizi privati in pubbliche virtù.

SPERPERI E SPANDIMENTI – Da sempre, al di là della Manica la popolazione è molto determinata ad evitare sperperi pubblici, a differenza che nel nostro paese. Qualche segnale di miglioramento, per la verità, si vede anche qui anche se è ancora troppo poco. Tra i segnali positivi, fa notare The Guardian, c’e un’iniziativa della Camera dei deputati intitolata “La Politica della trasparenza e dei dati aperti”. Questo progetto invita giornalisti, politici e accademici a partecipare ad un dibattito sulla spesa pubblica cercando di renderla più trasparente ed efficiente. L’iniziativa della Camera è ispirata a “Where does my money go” un ‘idea made in Uk volta a far capire ai cittadini come viene speso il denaro, che tanto duramente versano nelle casse dello stato ogni anno. Nel giornale inglese oggi fa anche bella mostra un grafico interattivo che mostra la nostra spesa pubblica settore per settore.

IL SETTORE – La parte del leone la fa, naturalmente, la spesa per la Previdenza sociale con la stratosferica cifra di 285 miliardi di euro, seguita dalla Sanità con 105 miliardi e dall’Amministrazione Pubblica con 103 miliardi. Proprio l’Amministrazione Pubblica è il tasto dolente perché in un solo anno (2007-2008) fa segnare uno stellare +22,45%, che in valore assoluto corrisponde a quasi 20 miliardi, un risultato molto preoccupante. Il capitolo di spesa(tra quelli più onerosi) che è aumentato di più è, ahimè, la Difesa con addirittura + 30,5%. La mia modesta opinione è che in tempi di crisi sia meglio defalcare anziché aumentare tale settore. L’iniziativa del Parlamento è, secondo me, lodevole; bisogna assolutamente spendere meglio ildenaro pubblico per non fare la fine di Grecia, Irlanda e Portogallo. Tanto più che con la vittoria del partito di ultradestra ed euroscettico in Finlandia, tutto porta a pensare che se anche l’Italia si trovasse in difficoltà, difficilmente riceverebbe l’aiuto europeo. Visto che anche per il Portogallo è in forse poiché il voto per il salvataggio deve essere all’unanimità e la Finlandia non dà garanzie in tal senso.

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