martedì 19 aprile 2011

Mentana e quei sondaggi usati come una clava

Ogni lunedì il direttore del Tg La7 commenta una rilevazione politico-elettorale e le variazioni settimanali dei consensi. Per l’autore quegli sbalzi non hanno “valore statistico”

Non sappiamo se Enrico Mentana rivedrà la scaletta del suo telegionale e se almeno ridimensionerà lo spazio che ogni lunedì dedica al sondaggio sulle intenzioni di voto degli italiani. Sta di fatto che la riflessione espressa dall’autore delle rilevazioni da lui diffuse su La7, Fabrizio Masia, un po’ smaschera la tendenza del giornalista a presentare le percentuale relative al consenso dei partiti in maniera troppo sensazionalistica. “Le variazioni settimanali non sono statisticamente significative”, ha detto ieri sera in diretta, durante il tg, il sondaggista della Emg commentando col direttore gli ultimi dati.

MENTANA E I PUNTI DECIMALI - C’è un’”inconsueta flessione contemporanea di Pdl e Lega”, forse “un po’ di sofferenza dovuta alla gestione complessa della vicenda dei migranti”, mentre se i Verdi calano vuol dire che l’”effetto Fukushima è terminato”: Chicco ci aveva abituato ad affermazioni del genere nel commentare leggerissimi aumenti o cali del peso assunto dalle varie forze politiche tra l’elettorato italiano. Come se quegli sbalzi così piccoli palesassero una rilevante inversione di tendenza nell’opinione pubblica. La realtà è diversa. A sollevare l’attenzione sul caso dei numeri diffusi da Mentana su La7 erano state le accuse, andate in onda ancora su La7, rivolte a Fabrizio Masia da Italo Bocchino, esponente di quel Futuro e Libertà stimato da Emg ad un livello più basso che nei sondaggi degli altri istituti di ricerca.

STATISTICA NON INFALLIBILE - Oggi parla dei sondaggi di La7 anche il FattoQuotidiano. Quelle variazioni dalle quali vengono ricavate riflessioni politiche non hanno alcun valore statistico – è questo il senso di quanto riportato dal giornale di Padellaro – e la statistica “non può essere usata come un giocherello, non le si può far dire quello che non si può dire”. E’ lo stesso che pensa un noto collega di Masia, Luigi Crespi, ex sondaggista di Berlusconi ed attualmente uno dei più quotati esperti. ”La statistica non è un moloch, non è infallibile – scriveva all’indomani delle critiche mosse da Bocchino -. Lo dimostrano gli errori compiuti da Masia, ma che compio io stesso sbagliando alcune previsioni in buona fede come lui, che fanno poi il paio con le tante previsioni indovinate, molte delle quali le ho condivise con lo stesso Masia in altre epoche”. Il campione rappresentativo dell’intera popolazione intervistato dai sondaggisti solitamente è composto, complessivamente, da 1.000 persone. Sottraendo indecisi ed astenuti, che raggiungono quasi sempre percentuali a due cifre, la quota di elettori cui si fa riferimento per ricavare le percentuali di consenso dei partiti si abbassa sensibilmente. Non è difficile immaginare come debba essere presa con le molle una variazione di uno o due punti decimali, che, come descrive Il Fatto, può essere determinata dalla dichiarazione di una sola, o pochissime persone.

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