lunedì 23 gennaio 2012

Mills, tutte le mosse di Berlusconi contro un verdetto al fotofinish


In una corsa contro il tempo il tribunale ha fissato la sentenza per l'11 febbraio: 72 ore dopo i suoi effetti saranno annullati. Per evitare il giudizio il Cavaliere è ricorso prima allo scudo, poi, dopo la bocciatura della Consulta, al legittimo impedimento

di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO MILANO - Risuona tra i marmi del tribunale il lamento di Silvio Berlusconi: "A Milano processano solo me". Ma se il "processo Mills" è diventato questa tragicommedia bilingue, se è nata questa sequenza di udienze con traduttore, se c'è la corsa a ostacoli per arrivare a una sentenza, è perché Berlusconi, grazie ai suoi super-poteri, sinora era riuscito a farsi difendere sia dagli avvocati sia dal Parlamento. Secondo gli ultimi calcoli, forse si saprà se Berlusconi è colpevole o innocente, se ha corrotto o no un testimone, appena settantadue ore prima che su ogni parola cali la mannaia della prescrizione, che cancella le pene. I fatti sono questi, hanno la loro forza, e se qualcuno li vuole ascoltare, sono limpidi, e nella piena luce del sole.

Partono da una data che Berlusconi e Mills conoscono bene, il 18 luglio del 2004. David Mackenzie Donald Mills, avvocato, marito di un ministro, ha allora 60 anni. È uno stimato legale con studio nella City a Regent Street. Si occupa di patrimoni e di società off shore, cioè con la sede nei "paradisi" senza controlli, dove i ricchi, i mafiosi, gli evasori fiscali sono di casa. Mills ha ricevuto dalla procura di Milano un invito a comparire, l'accusa è riciclaggio. L'elegante avvocato, quel giorno di afa milanese, si presenta alle 14.45 al quarto piano della procura con a fianco il legale di fiducia, Federico Cecconi.
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