lunedì 9 gennaio 2012

Hildebrand si è dimesso Travolto dallo scandalo insider trading


Il presidente della Banca centrale svizzera ha ceduto dopo giorni di pressioni perché facesse luce sul suo ruolo in una discutibile operazione valutaria compiuta dalla moglie

di FRANCO ZANTONELLI
LUGANO - Una settimana di forte pressione mediatica ma, soprattutto, il fiato sul collo di un mastino come il leader populista, Christoph Blocher, hanno mandato completamente in tilt Philipp Hildebrand, presidente della Banca Nazionale Svizzera che, oggi pomeriggio, si è dimesso. "Con effetto immediato", ha reso noto un secco comunicato dell'istituto di emissione, poco dopo le 14. A far cadere Hildebrand un'operazione sulle valute da parte della moglie, Kashya, risalente al 15 agosto dello scorso anno. Un'affare che aveva consentito alla donna, brillante gallerista con un passato di trader finanziario, di intascare un profitto di circa 70 mila franchi, grazie al fatto che, tra l'acquisto e la vendita del denaro, 512 mila dollari, il marito aveva stabilito un cambio fisso franco-euro, riverberatosi anche sulla divisa statunitense, il cui valore era sensibilmente cresciuto, rispetto a quella elvetica.

Il Presidente della Banca Nazionale, che dopo la decisione sul cambio fisso era assurto quasi a salvatore della patria, per aver messo al riparo il franco dalla speculazione e, al contempo, aver ridato fiato alle industrie svizzere operanti sui mercati esteri, si è ritrovato, improvvisamente, a doversi discolpare dall'accusa di insider trading. "L'operazione è avvenuta a mia insaputa", aveva dichiarato, venerdì scorso, durante una drammatica conferenza stampa, nel corso della quale era stato costretto a mettere in piazza i suoi dati bancari privati ma, pure, il rapporto con la moglie, che aveva definito "una donna dal carattere forte". Ma, ieri, nell'incontro con i giornalisti, seguito alle sue dimissioni, ha ammesso che "Sono giunto alla conclusione che non potrò mai fornire la prova definitiva che la transazione incriminata è stata ordinata da mia moglie", ha spiegato Hildebrand in una conferenza stampa a Berna seguita al comunicato della BNS. "Posso soltanto dare la mia parola d'onore".

Hildebrand, finora, aveva incassato la fiducia del Governo ma non quella del suo tenace avversario, Christoph Blocher, capo carismatico dell'Udc, il principale partito elvetico. "Non esiste - lo ha attaccato, ancora domenica sera in tv, il politico - che il presidente di una banca centrale non sappia cosa fa la propria moglie". Poi, irridendolo, aveva liquidato la faccenda con un'inequivocabile "cherchez la femme".

Era stato Blocher, a metà dicembre, a presentarsi nell'ufficio della presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey, esibendo la documentazione bancaria che attestava il presunto insider trading. "Ho fatto solo il postino", si era poi giustificato, quando parecchi commentatori si erano chiesti come fosse riuscito ad entrare in possesso di dati sensibili quali gli estratti conto della coppia Hildebrand. Trafugati, poi si è saputo, da un informatico della Banca Sarasin di Basilea il quale, nel frattempo, a causa dello stress per le conseguenze della vicenda, ha tentato il suicidio ed è finito in una clinica psichiatrica. "Mi hanno rovinato la vita", ha confessato al quotidiano di Zurigo, Tages Anzeiger.

Fatto sta che, oggi, anche Hildebrand non ha più retto e ha gettato la spugna, rinunciando a uno stipendio di un milione di franchi l'anno. Nonostante il ministro delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, poco prima del comunicato delle sue dimissioni, avesse dichiarato che "la Svizzera ha tutto l'interesse che rimanga al suo posto". Anche perché, in piena crisi finanziaria, uno come Philippe Hildebrand che, finora, almeno come presidente della Banca Nazionale, aveva sollevato più consensi che opposizioni, rischia di lasciare un vuoto. Tuttavia, oggi, Philippe Hildebrand, è stato irrevocabile. "Ho preso la mia decisione con grande tristezza", ha detto, aggiungendo di fare un passo indietro "per la credibilità della Banca Nazionale". "Dopo le pressioni delle ultime settimane - ha aggiunto - non avrei più la possibilità di prendere certe importanti decisioni con la tranquillità necessaria". Sull'affaire, intanto, farà luce, verosimilmente, una commissione parlamentare d'inchiesta. L'aveva evocata Christoph Blocher ma, ora, potrebbe rivelarsi un boomerang, per lui e per il suo partito. Strenuo difensore del segreto bancario, di fronte a mezzo mondo che ne chiede l'abolizione, come giustificherà la fuga di documenti dalla banca di Hildebrand?

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