Roma, 21 dic. (Apcom) - La violenza degli ultimi anni in Iraq è stata "molto aggravata dal vuoto di sicurezza creato dalle decisioni raccapriccianti di Washington". A sostenerlo è il generale Mike Jackson, ex capo di Stato maggiore britannico, in un intervento sul Sunday Telegraph. Nel suo 'j'accuse' Jackson, che all'avvio della guerra in Iraq nel 2003 era capo dell'esercito, afferma che la strategia statunitense di de-baathificazione (ossia la decisione presa dall'allora governatore americano Paul Bremer di epurare in pratica tutti i membri del partito Baath di Saddam Hussein dalle giovani strutture del nuovo Iraq) ha di fatto raddoppiato i tempi per arrivare al punto in cui la coalizione potesse cominciare a considerare l'ipotesi del ritiro. Secondo il generale, il sostegno iraniano ai combattenti sciiti ha "complicato ulteriormente lo scenario del dopo-guerra". Jackson ritiene che la campagna militare in Iraq abbia avuto successo, ma è molto critico nei confronti dei governi americano e britannico che, stando alla sua ricostruzione, non sono riusciti a "comprendere pienamente" la complessità dell'Iraq e creare un adeguato piano di ricostruzione. L'euforia generata dalla caduta di Saddam, aggiunge Jackson, è stata quasi subito offuscata dall'uso della violenza da parte delle fazioni per obiettivi politici. Sir Jackson descrive quello della coalizione come un "successo straordinario" che ha permesso anche il referendum sulla nuova costituzione irachena e le successive elezioni, e la creazione di una nuova forza di sicurezza locale. I 136 britannici morti, conclude il generale, "non sono caduti invano perché hanno sofferto per la nobile causa di un futuro migliore per l'Iraq e per l'intera regione".
http://www.apcom.net/newsesteri/20081221_075900_2939a7d_52845.shtml
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