venerdì 28 agosto 2009

C'era una volta il pane azzimo, ora c'è la tratta degli organi

C'era una volta il pane azzimo, lo facevano con il sangue di bambini cristiani, non è una leggenda per intimorire i bambini che non dormono la sera, è una verità e lo ha spiegato scrivendo persino un libro Ariel Toaff, figlio del rabbino emerito di Roma e professore dell'Università Bar-Ilan di Ramat Gan. Anche se è stato ritirato dal mercato sotto pressione della lobby sionista procuratevi il suo libro "Pasque di sangue. Ebrei d'Europa e omicidi rituali", edizioni Il Mulino. Nel libro si parla dell'uso nel Medioevo di sangue cristiano per impastare il pane azzimo per la festa di Pesach, la Pasqua ebraica. A cominciare dalla storia di Simonino, il bambino di Trento ucciso nel 1475 dagli ebrei locali per impastare con il suo sangue le azzime di Pesach. Bambino che poi fu fatto santo dalla chiesa cattolica. Secondo Ariel Toaff, che ha studiato le confessioni degli ebrei incolpati delle uccisioni rituali, dal 1100 al 1500, nella zona di lingua tedesca compresa fra il Reno, il Danubio e l'Adige, avvennero crocifissioni di bambini cristiani. Secondo lo storico italiano Luzzatto: "Una minoranza di ebrei askenaziti fondamentalisti compì veramente e più volte sacrifici umani. Quel sangue serviva per le azzime e per il vino della cena rituale di Pesach. E a tutto questo non erano estranei alcuni rabbini di quella zona e di quell'epoca che, sfidando il dettame biblico di ingerire il sangue in qualsiasi forma, autorizzarono quegli ebrei". Ma lasciamo stare il medioevo e passiamo nel 21imo secolo. Certo, al posto dei bambini cristiani ora ci sono quelli palestinesi. D'accordo quell'allegra gente ha imparato a non fare il pane con il sangue, ma invece ha deciso di rapire i ragazzi per asportarne gli organi e dunque riservare loro una morte dolorosa. Il povero quotidiano svedese Aftonbladet ha la colpa di essersi occupato di una questione oltre la barriera rossa, oltre ciò lo spazio molto stretto di libertà di parola della stampa occidentale che all'apparenza pare invece molto esteso. Oggi infatti se qualcuno si azzarda a criticare i crimini del regime di TelAviv, anche se questi crimini sono inaccettabili e al limite dell'immaginazione, ciò diviene un caso diplomatico e va a finire che chi ha denunciato i crimini deve scusarsi e chiudere la bocca. Non a caso Donald Bostrom, il giornalista che ha effettuato la ricerca per il giornale svedese nel giro di una settimana è stato minacciato a morte più volte da ignoti. I fatti di questi giorni lascian pensare che alla fine, sotto pressione, anche i precisi e sinceri svedesi saranno costretti a rimangiarsi tutto, ma fatto sta che fino ad oggi 26 Agosto, nonostante le pressioni, sono stati lì coraggiosamente a difendere ciò che hanno detto, la verità.
http://italian.irib.ir/index.php?option=com_content&task=view&id=7620&Itemid=0

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