lunedì 31 agosto 2009

La professione giornalistica non può essere piegata da tentativi reiterati e stupefacenti d’intimidazione

E’ incredibile quanto sta avvenendo. Da un lato la denuncia del premier Berlusconi a un giornale, la Repubblica, contro le domande (cui non ha risposto) che pubblicamente gli ha rivolto; dall’altro il giornale di famiglia che attacca con brutalità senza precedenti il diritto di critica del giornale dei vescovi italiani, l’Avvenire. Il Capo del Governo, da quest’ultimo attacco, ha preso poi secca distanza... ma resta il fatto che il Giornale, formalmente proprietà di un suo famigliare, abbia scandagliato nelle fogne per far passare un messaggio, nei confronti nel quotidiano dei vescovi e del suo direttore Boffo, che il comitato di redazione (certo non tacciabile di estremismi di nessun genere) considera una “chiara intimidazione al direttore e a tutta la redazione”. Tanto palese appare infatti lo scopo: non tanto quello di informare ma quello di scagliare fango in modo da “pareggiare” mediaticamente conti improponibili. La professione giornalistica non può essere piegata da tentativi reiterati e stupefacenti d’intimidazioneLa denuncia contro Repubblica è l’ultimo atto di un crescente assalto contro chi ha qualcosa da domandare, qualche dubbio da esporre, una critica e un dibattito da aprire, in una dissennata ricerca di silenzi, applausi, complicità. Non ci convinceremo mai che questa, quella di un giornalismo cortigiano o peggio piegato sulle ginocchia, debba essere la legge, scritta o no ,della nostra professione. Oggi c’è chiaro il rischio che il fastidio per l’informazione non controllata dal grande capo possa trasformarsi in qualcosa di altro, pericoloso, una deriva, una patologia da prevenire per una civiltà della convivenza che no può sopportare a lungo altre gravi lacerazioni.
Continua ...
http://www.articolo21.info/8891/notizia/la-professione-giornalistica-non-puo-essere.html

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