lunedì 15 agosto 2011

Così un decennio di manovre ha colpito i lavoratori pubblici


La crociata ideologica del centrodestra. Brunetta: "Io non mortifico nessuno, sono un professore dipendente dello Stato italiano". Revelli: "Il governo di Berlusconi non è moderato, il dito di Bossi ne è diventato il vero emblema". Un controsenso che penalizza anche chi ha sempre lavorato con efficienza. Le nuove misure: trasferimenti forzati, liquidazione differita e tredicesime congelate. Cacciari: "Anche la sinistra li bastona, seghiamo sempre il ramo sul quale siamo seduti". Pezzotta: "In Francia ministeri efficienti e tutelati aiutano il rilancio dell'economia"

di PAOLO GRISERISe devi risparmiare, tartassa lo statale. Tu non sai perché ma lui sì. Il tiro al dipendente pubblico non è un'invenzione di Tremonti e Brunetta. E' anzi, come confermano molti testimoni d'eccezione, un filo rosso che attraversa gli anni Duemila in Italia. "Tipico delle politiche di centrodestra con qualche complicità ideologica anche nel centrosinistra", sintetizza Massimo Cacciari, filosofo e sindaco di Venezia per quindici anni. Oggi che la manovra torna a colpire chi lavora per la Pubblica Amministrazione, il sospetto è che ci sia del dolo. Che insomma si approfitti dell'urgenza economica per dare un altro colpo a chi lavora per il pubblico: "In questa crociata - osserva Nerio Nesi, ex ministro dei Lavori Pubblici - si incontrano le istanze anti-Stato della Lega con l'insofferenza verso lo Stato tipica del berlusconismo".
Un sindacalista come Savino Pezzotta, che ha guidato per sei anni l'organizzazione più forte tra i pubblici dipendenti, la Cisl, conferma: "Adesso si sta davvero esagerando. Siamo di fronte a una scelta non politica o economica ma ideologica che si accanisce contro i pubblici dipendenti come se la rovina della Pubblica Amministrazione diventasse un vantaggio per le imprese private. E' quasi sempre vero il contrario: in uno Stato che funziona le imprese private lavorano meglio. Fate un viaggio in Francia per verificarlo".
Le radici ideologiche del tiro allo statale sono molto profonde: "Nascono - spiega il filosofo Cacciari - da una vulgata sciocca del liberismo. Gli effetti sono devastanti perché si dice a chi è impiegato nei settori pubblici che il suo lavoro non conta niente. Anche coloro che hanno una notevole professionalità vengono trattati e retribuiti come parassiti". Cacciari offre una testimonianza diretta: "Quando ero sindaco di Venezia la mia segretaria lavorava in modo eccellente per dodici-tredici ore al giorno e guadagnava 1.600 euro al mese. Non la definirei una fannullona. Come non sono fannulloni i professori di liceo che al massimo della carriera sfiorano i 1.800 euro al mese. Quella dei dipendenti pubblici privilegiati e nullafacenti è una fregnaccia".
Continua ...
http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/reportage/2011/08/15/news/cos_un_decennio_di_manovre_ha_colpito_i_lavoratori_pubblici-20452682/

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