venerdì 28 marzo 2014

In Italia ci sono 70 bombe atomiche ma nessuno lo sa


«Nessun governo italiano di centrodestra o di centrosinistra, non negando e non dicendo, ha mai ammesso la presenza di arsenali atomici sul nostro territorio nazionale, anche se all'estero tutti sanno quante sono e dove sono», spiega lo storico e docente universitario Maurizio Simoncelli. E dice: «la Nato mostra difficoltà ad abbandonare la vecchia mentalità di difesa e deterrenza, di cui le armi nucleari tattiche sono un pilastro».
La guerra fredda è finita da più d vent’anni, la Seconda guerra mondiale da più di mezzo secolo, eppure le bombe nucleari tattiche statunitensi sono ancora in Europa. Armi con una potenza distruttiva pari a 900 volte quella delle bombe di Hiroshima o Nagasaki. Bombe dislocate anche in Italia, a Ghedi Torre, vicino Brescia e Aviano, in provincia di Pordenone.
«Le armi nucleari tattiche erano state schierate in Europa al fine di prevenire un possibile attacco militare sovietico di tipo convenzionale o nucleare su scala limitata. Tutto questo appare ormai superato sia militarmente, sia politicamente» spiega il professor spiega lo storico e docente universitario Maurizio Simoncelli, vice presidente dell’Archivio Disarmo, tra i massimi esperti della questione. Ma nel nostro Paese, a differenza degli altri, «nessun governo ha mai ammesso la presenza di tali arsenali», nessuno conosce i costi di manutenzione e gestione perché «sui nostri bilanci della Difesa non vi è alcuna indicazione. E' tutto segreto. Gli italiani sono trattati come minori che non devono sapere» ammette Simoncelli. Inoltre «secondo un rapporto riservato dell'Air Force alcune basi risultano a rischio, a causa della mancanza di misure di sicurezza». Tra queste anche la base italiana di Ghedi di Torre.
Bombe nucleari che «dovrebbero essere trasportate dai nuovicacciabombardieri monoposto F35». Già. Quelli di cui l’Italia vorrebbe dotarsi per un costo complessivo di 15 miliardi. Anche se con qualche ripensamento del ministro della Difesa Giampaolo Di Paola. Tutto questo benché l’articolo 11 della nostra Costituzione sancisca il ripudio della guerra come strumento di offesa e l’Italia abbia firmato e ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare.
Professor Simoncelli, perché nonostante il discorso di Praga del presidente Barack Obama e il clima di distensione maturato in questi ultimi anni, volto al ritiro della armi nucleari, non si è arrivati ancora ad una revisione strategica della posizione dell’Alleanza Atlantica che consenta il ritiro delle armi nucleari tattiche dal territorio europeo?
La Nato con la nuova Dottrina Strategica adottata a Lisbona nel 2010 ha attribuito un ruolo minore alle armi nucleari tattiche statunitensi in Europa, ipotizzandone anche un possibile ritiro. Questa nuova Dottrina Strategica della Nato, però, ipotizza tali ulteriori riduzioni su una base di reciprocità con la Russia, condizione che non si richiedeva negli anni immediatamente successivi alla guerra fredda e che presuppone pertanto Mosca come un nemico. Va notato che la Nato mostra difficoltà ad abbandonare la vecchia mentalità di difesa e deterrenza, di cui le armi nucleari tattiche sono un pilastro. In Europa, ancor più che in America, vi sono alcune forti resistenze ad un cambiamento significativo. D'altro canto, Washington ha compiuto atti significativi, sia ritirando le armi nucleari B-61 da Ramstein (Germania) e da Lakenheath (Gran Bretagna), sia riducendone più della metà (dalle 480 dell’amministrazione Bush alle 200 stimate dell’amministrazione Obama). Il nuovo presidente statunitense ha poi dichiarato nel 2010 con la Nuova Dottrina Nucleare l'intenzione di voler ritirare i circa 320 missili nucleari Cruise mare/terra Tomahawk.
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