sabato 21 novembre 2009

Emanuela Orlandi, mistero italiano tra Vaticano, ricatti e De Pedis

LA (probabile) identificazione del (presunto) rapitore di Emanuela Orlandi, (forse) legato al boss Renatino De Pedis, personaggio di spicco dell'ormai mitizzata "Banda della Magliana". Le rivelazioni del pentito Spatuzza e la ricostruzione dei (possibili) retroscena delle stragi, ufficialmente mafiose, del '92/'93. Il rinvenimento del corpo carbonizzato di Brenda. Ci sono giorni in cui una persona normale apre il giornale e ha tutto il diritto di chiedersi: ma in che razza di Paese viviamo? Per uno scrittore di romanzi criminali, la risposta è fin troppo facile: viviamo in un Paese che da anni è sotto il ricatto di consorterie occulte che interferiscono pesantemente con l'ordinato procedere della democrazia. Viviamo in un Paese percorso e agitato dalle scorribande di tessitori di trame che non si riescono mai ad afferrare nella loro astuta, ma talora persino trasparente, complessità. Viviamo in un Paese nel quale, in coincidenza con momenti topici di crisi economica, politica, sociale, la violenza, sia essa terroristica, mafiosa ovvero appaltata alla criminalità di strada, irrompe prepotente sulla scena. Per lanciare messaggi che soltanto "chi di dovere" è in caso di interpretare, per depistare, per condizionare, per seminare la paura o per distogliere l'attenzione generale da altre, più pressanti emergenze. Quasi che fossimo alle prese con una ormai endemica, eterna strategia della tensione. Una strategia che si alimenta dei delitti di oggi e della bava vischiosa e torbida degli antichi misteri irrisolti. Irrisolti grazie al silenzio dei protagonisti, alla protezione di altolocati complici, alla menzogna e alla reticenza sistematicamente opposte a quei poliziotti, carabinieri e magistrati tenacemente impegnati a ricostruire, tessera dopo tessera, il mosaico. Irrisolti, infine, grazie al piombo e al tritolo con il quale "i buoni" sono stati fermati quando la loro opera si faceva troppo pericolosa.
Continua ...

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