mercoledì 4 maggio 2011

Stop al falso cibo della salute e alle etichette ingannatrici

L'authority europea: l'80% delle promesse senza fondamento. Lo screening è stato effettuato finora su oltre duemila prodotti. A fine giugno 4637 dossier. Dallo yogurt anti-raffreddore al tè che aiuta la cooncentrazione: tutti finti miracoli

di ETTORE LIVINI
MILANO - Stop allo yogurt con Lactobacillus anti-raffreddore. Cartellino rosso per il tè nero Camelia (non è vero che "aiuta a concentrare l'attenzione") e per il programma anti-cellulite Silhouette - -5,6 cm. di giro vita in tre mesi - "perché non è accertato" che faccia perdere peso. La prima indagine europea contro le etichette-patacca del cibo "salutista" si avvia alla chiusura con un risultato da brividi: l'80% dei miracoli promessi sulle confezioni in vendita nei supermercati (spesso a prezzi da amatore) non hanno fondamento scientifico certo. La sentenza dell'Efsa - l'autorithy europea del settore alimentare - è impietosa. Dei 2.150 casi esaminati finora da 20 scienziati indipendenti, quattro su cinque non hanno passato l'esame. Comprese alcune grandi "star" degli scaffali. Un esempio? La varia umanità dei probiotici, i microrganismi che hanno trasformato i vasetti di yogurt in oggetti ricercati (e cari) come collier di diamanti, non ha alcun effetto taumaturgico sulle difese immunitarie come garantivano le loro etichette, bocciate in 798 casi su 800. Stesso discorso per gli anti-ossidanti, un'altra parolina magica in grado di trasformare un prodotto di serie B in oro (per chi lo vende): l'Efsa ha compulsato al riguardo decine di dossier e di esami di laboratori. E il risultato è stato lo stesso: dei 416 claims proposti ("aiutano a prevenire il cancro", "rallentano l'invecchiamento delle cellule") se ne sono salvati una manciata.
La partita non è solo accademica. L'authority consegnerà a fine giugno alla Ue i risultati finali del suo lavoro su 4.637 dossier. E Bruxelles dovrà decidere se tradurli subito in legge, obbligando i produttori a eliminare le affermazioni bocciate, o dar loro una prova d'appello. L'industria alimentare - in trincea a difesa di un mercato che vale 120 miliardi l'anno e garantisce margini da sogno (un prodotto "salutista" rende molto di più dell'omologo senza virtù terapeutiche) - è sul piede di guerra. "Bisogna rivedere i meccanismi di valutazione - hanno scritto nei giorni scorsi tre lobby di settore a Basilis Mathoudakis, responsabile normative alimentari Ue - . Molte richieste sono state respinte perché le regole del gioco non erano chiare".
Continua ...

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