giovedì 28 luglio 2011

Sfrattati, soli e senza soldi la parabola discendente dei pentiti


Oltre 90 hanno perso la casa e vivono in conventi o sistemazioni di fortuna. E mancano anche i fondi per farli deporre ai processi. "Prima ci hanno spremuti poi buttati"

di ATTILIO BOLZONI
Coccolati alla bisogna, assecondati nelle loro bizze, per un bel po' qualcuno li ha creduti in tutto e per tutto. Erano le voci della verità. Quando non sono serviti più li hanno buttati via. Si sa, lo Stato italiano ha sempre avuto la memoria corta. Pentiti. A Palermo, quasi trent'anni fa era parola d'offesa. Come cornuto e sbirro. Se volevi insultare qualcuno dicevi: "Sei un Buscetta". O lo apostrofavi proprio in quel modo: pentito. Il capo dei capi di Cosa Nostra quando parlava di loro scandiva le sillabe - pen-ti-ti - e si difendeva raccontando che "quelli camminano mani per mani e sono tutta una bugiarderia". Giulio Andreotti - ce n'erano trentasette che lo accusavano - rispondeva a tutti loro così: "Vendono bufale a rate". Uno, Leonardo Messina, alla fine dell'estate del 1992 giurò che il divo Giulio era addirittura 'punciuto', cioè non un semplice simpatizzante ma un affiliato alle famiglie mafiose. Allora, se ne parlò tanto di quella rivelazione. Se Leonardo Messina la dovesse ripetere oggi, lo chiuderebbero in un manicomio giudiziario e getterebbero la chiave a mare.

In Italia, è andata come è andata anche con i pentiti. Osannati prima, "schifiati", disprezzati poi.
Continua ...
http://www.repubblica.it/cronaca/2011/07/28/news/pentiti_abbandonati-19715067/

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