domenica 2 marzo 2008

Il mistero eterno del "patto libico"

E' una delle tante voci, nemmeno una delle più importanti, del decreto di rifinanziamento delle missioni internazionali approvato due settimane fa dalla Camera: sei milioni e 243mila euro destinati alla Guardia di Finanza per le spese relative alla "missione in Libia" di cui all'accordo del 29 dicembre del 2007 "per fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta di esseri umani". Da quel 29 dicembre - quando fu data notizia dell'accordo italo-libico - sono passati appena due mesi ma sembrano molti di più. Il governo Prodi era ancora in carica e nessuno immaginava che la sua vita sarebbe stata così breve. La notizia dell'accordo suscitò le proteste di qualche associazione umanitaria. Ci fu chi fece notare che i termini del patto di collaborazione erano sconosciuti al Parlamento, come d'altra parte erano sconosciuti i termini di un altro "patto di collaborazione" siglato anni prima dal governo Berlusconi. Poi arrivò il Capodanno. Quindi Mastella. Il precipitare della crisi politica ha avuto l'effetto di far scomparire in modo pressoché totale dalle cronache altre due notizie "libiche" di poco successive. Una positiva, l'altra allarmante. La prima riguardava la decisione del governo italiano di accogliere 40 cittadini eritrei reclusi nei centri di detenzione libici e riconosciuti come rifugiati dall'Alto commissariato delle Nazioni unite. L'altra era l'annuncio del governo di Tripoli di un piano per il rimpatrio di tutti i "clandestini" presenti nel suo territorio. Annuncio dal quale non si ricavava alcun riferimento ai rifugiati politici, come se tutti gli stranieri presenti in Libia fossero considerati "illegali".
Continua ...

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