sabato 29 marzo 2008

Mafia, Trapani. Così ricordiamo la strage di Pizzolungo

Ventitre anni dopo il Comune di Erice si è ricordato che è ben altro il ricordo che meritano le vittime della strage mafiosa del 2 aprile 1985. Su una curva della frazione balnerare di Pizzolungo quel giorno i mafiosi avevano piazzato una autobomba destinata ad esplodere al passaggio della vettura blindata del sostituto procuratore Carlo Palermo. Nello stesso istante in cui veniva schiacciato il pulsante del detonatore, però, tra quell’autobomba e la Fiat Argenta di Palermo si trovò di mezzo una utilitaria con a bordo Barbara Rizzo asta ed i suoi due gemelli di sei anni, Salvatore e Giuseppe. Furono loro tre le vittime di quell’esplosione, furono ridotti a brandelli, delle due auo non restò nulla, Carlo Palermo e la scorta restarono incolumi, storditi, frastornati. In questi 23 anni in cui la giustizia con enormi difficoltà ha cercato di fare il suo corso, scontrandosi con un invisibile muro che ha ostacolato il raggiungimento della piena verità su quella strage, ci sono le condanne all’ergastolo per i mandanti, Totò Riina e il trapanese Vincenzo Virga, ma nulla si conosce sul perché di quell’autobomba, e ancora una volta mafia e poteri occulti tornano anche qui ad incrociarsi, la società civile non è stata presente come doveva essere. Ogni 2 aprile una veloce cerimonia sul luogo dell’esplosione, dove c’è una stele collocata e pagata un anno dopo l’eccidio da Nunzio Asta, marito e padre delle vittime, nel frattempo morto di crepacuore alcuni anni addietro, e poi tutto è scivolato via, come se quelle vittime fossero della famiglia asta e non di tutti. Continua ... http://www.articolo21.info/editoriale.php?id=3419

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