Cominciano i fuochi d'artificio per la campagna elettorale in Israele in vista delle elezioni legislative che si terranno il prossimo febbraio. La candidata del partito centrista Kadima, Tzipi Livni, già ministro degli esteri del governo presieduto da Ehud Olmert, costretto alle dimissioni per guai giudiziari, durante un pubblico incontro con degli studenti ha dichiarato che, quando sarà nato uno stato palestinese a fianco di quello israeliano, "potremo dire ai cittadini palestinesi di Israele, quelli che noi chiamiamo gli Arabi d'Israele: la soluzione per le vostre aspirazioni nazionali si trova altrove". La Livni prospetta dunque la nascita di due stati etnicamente puri, o quanto meno questo sarà il destino di Israele, dove attualmente vivono, in quanto formalmente cittadini a tutti gli effetti, quasi un milione e mezzo di arabi su una popolazione di circa sette. Sono gli eredi dei palestinesi rimasti in Israele dopo la nascita dello stato ebraico nel 1948. Il trasferimento di questa popolazione israeliana in uno stato di Palestina arabo, è il modo, secondo la Livni, per "preservare il carattere giudaico e democratico di Israele" con la nascita, appunto, di "due entità nazionali distinte".Il tema demografico è sempre stato vissuto con molta preoccupazione a Tel Aviv (la natalità è l'unica "bomba atomica" in mano ai palestinesi contro gli israeliani, disse Yasser Arafat) e per questo trattato come una questione di sicurezza nazionale. La popolazione araba (sommando gli arabi di Cisgiordania e Gaza, e gli "Arabi d'Israele") sta sopravanzando la popolazione ebraica e la tendenza è solo destinata ad aumentare, poiché il tasso di crescita è nettamente superiore tra i palestinesi rispetto agli ebrei, ed in Israele non giungono più flussi di ritorno dal resto del mondo come nei primi anni dalla fondazione dello Stato.
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