venerdì 25 marzo 2011

Una nuova ombra sul governo Berlusconi

Le riserve del Quirinale sulla nomina di Saverio Romano a ministro dell’Agricoltura
- di Roberto Morrione –

L’ombra della mafia ha varcato la soglia del Quirinale, lontana, forse volatile, ma pur sempre minacciosa e incombente.

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L’ha portata con sé, ancora una volta, il presidente del consiglio Berlusconi, che ha costretto Giorgio Napolitano, nonostante le serie riserve da lui espresse per più giorni, a firmare la nomina a ministro dell’Agricoltura di Saverio Romano, su cui pendono due inchieste, una per corruzione aggravata e una per concorso esterno in associazione mafiosa. Per quest’ultima il pubblico ministero Di Matteo aveva chiesto l’archiviazione, per mancanza di prove, ma il Gip ha mantenuto aperta l’inchiesta, fissando la decisione al 1mo aprile. Subito dopo la firma della nomina, decisa perché non sussistevano “impedimenti giuridico-formali”, Napolitano ha diramato una dura nota senza precedenti in cui ribadisce le sue riserve e auspica un chiarimento sulle “gravi imputazioni” giudiziarie di Romano nei procedimenti in corso.

E’ evidente, in questa vicenda, che il Capo dello Stato ha voluto evitare, accordando la firma, un conflitto istituzionale di più vaste proporzioni, nonché le inevitabili accuse sulla presunzione di innocenza di un politico indagato, ma non imputato, che sarebbero venute dalla maggioranza, ribadendo però la sua fiducia nell’iter giudiziario e rivendicando nel pieno rispetto della Carta costituzionale l’autonomia di valutare alla fine se e come Romano uscirà innocente dalle inchieste ancora aperte. E’ altrettanto evidente che il premier ha forzato la mano, sfidando così apertamente il Capo dello Stato perché indotto dal diktat dei cosiddetti “responsabili”, che chiedono di riscuotere con posti al governo il prezzo del loro appoggio al governo. Proprio subito dopo la notizia della avvenuta nomina, nella Giunta per le Autorizzazioni a Procedere hanno salvato per un voto di scarto la decisione di far passare il conflitto di attribuzione al tribunale dei ministri nel processo Ruby.

Questa sorta di ricatto cui Berlusconi è sottoposto da coloro che ha faticosamente acquisito sul “mercato” degli acquisti in cui si è trasformato nei mesi scorsi il Parlamento, è per lui vitale soprattutto in vista di quel “processo breve”, rispolverato con l’emendamento “ad personam” sulla prescrizione riguardante gli imputati incensurati (costruito appositamente per lui) che approderà fra pochi giorni in Parlamento e che, se approvato, annullerà di fatto il processo Mills e quelli Mediatrade e Mediaset, già moribondi per le precedenti leggi “ad personam” su misura del premier.

Continua ...

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