domenica 29 gennaio 2012

La stampa italiana crolla. C’è la crisi, bellezza


“Il Foglio” torna alle sue quattro pagine, mentre i giornalisti del “Corriere” attaccano duramente il management che vuole vendere lo storico palazzo di via Solferino. Lo scenario dei quotidiani italiani è da incubo. Ma forse non tutto il male viene per nuocere
Ci sono quotidiani che, aperti a luglio, a gennaio muoiono; nemmeno sei mesi di vita. Si tratta di “Sardegna 24”, un giornale finanziato prima dalla famiglia Soru (proprietario di Tiscali ed ex governatore sardo), poi dal direttore Giovanni Maria Bellu, che però ora vuole riprovarci. C’è il giornale di Giuliano Ferrara, di cui non si conoscono con certezza nemmeno le vendite, che ritorna ad essere un vero e proprio “foglio”, nel senso del pezzo di carta unico a quattro facciate. Un’altra crisi irrisolvibile, soprattutto nel momento in cui il governo blocca il finanziamento pubblico alla testata (unitamente a “Libero” e al “Riformista”).
IL CORRIERONE ARRANCA. E i colossi come stanno? Male, grazie, a giudicare dall’incazzatura dei giornalisti del più importante e glorioso quotidiano italiano, “Il Corriere della sera”, che venerdì hanno pubblicato una nota di protesta in cui accusano pesantemente le scelte editoriali passate, puntando il dito contro l’amministratore delegato Antonello Perricone, reo di aver deciso, nel 2007, un investimento molto esoso, l’acquisizione della casa editrice spagnola “Recoletos”, per una spesa di 1,1 miliardi di euro. Quella spesa enorme si è rivelata fallimentare (gli analisi stimano il valore attuale dell’impresa spagnola pari a circa la metà del costo storico) al punto da costringere il management a prospettare una svalutazione di bilancio o una ricapitalizzazione. Gli azionisti (fra i quali Medobanca, Della Valle, la famiglia Berlusconi e il nuovo proprietario del San Raffaele Giuseppe Rotelli), naturalmente, non hanno tutto questo desiderio di mettere mano al portafoglio ed ecco dunque prospettata l’idea di vendere lo storico palazzo di via Solferino, dove c’è la redazione del “Corriere”, quella della “Gazzetta dello sport” e i poligrafici.
IDEE DEL SECOLO SCORSO. Ma la protesta dei giornalisti non fa fare alla redazione una bellissima figura. Nella loro dura nota di protesta, immaginano un quotidiano dove ancora il redattore deve stare accanto al tipografo, come ai bei tempi delle righe di piombo, appena uscite dalla linotype, da aggiornare in fretta. Lo spostamento di parte delle redazioni e dei poligrafici in periferia comporterebbe, secondo i giornalisti, la produzione di un “giornale bionico”, dove i redattori comunicano a distanza con i poligrafici, abbassando la qualità del giornale. Idee veramente del secolo scorso, in un mondo in cui la rete ha annullato le distanze fisiche e, soprattutto, il modello stesso della struttura produttiva, soprattutto in un prodotto comunicativo come può essere un quotidiano.
Continua ...

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