Il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, fa riferimento alla pubblicazione di un rapporto in cui viene ricostruito il colloquio fra boss di Cosa nostra e della 'ndrangheta da cui emergono alleanze criminali
PALERMO - Le notizie che riguardano i discorsi in cella fra i boss che rivelano il patto tra la mafia e la 'ndrangheta pubblicate oggi da un quotidiano "potrebbero danneggiare le indagini ancora in corso". Sono parole del procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso."Constato con stupore e amarezza - afferma Grasso - che sull'edizione odierna del Corriere della sera sono pubblicate, con rimarchevole ricchezza di dettagli, notizie relative a procedimenti penali ancora riservati, provocando un irrimediabile pregiudizio per le complesse e delicate attività di indagine in corso".Il capo della Direzione nazionale antimafia fa riferimento a conversazioni registrate nel carcere di Tolmezzo lo scorso aprile, alla vigilia delle elezioni, fra boss siciliani e calabresi. E al piano di eliminarlo perchè ritenuto di ostacolo agli affari delle organizzazioni mafiose."Esprimendo la più viva riprovazione - aggiunge il procuratore Grasso - per le condotte, che non possono che essere riconducibili a pubblici ufficiali, che hanno reso possibile la divulgazione di notizie che dovevano rimanere segrete, auspico che possa essere presto accertata la natura degli interessi e delle relazioni alla base di quanto accaduto".Parla di "tradimento di servitori dello Stato" il Procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, criticando la pubblicazione di un rapporto in cui viene ricostruito il colloquio fra boss di Cosa nostra e della 'ndrangheta da cui emergono alleanze criminali e progetti politici ai quali sarebbero interessati i capimafia, sui quali sono in corso indagini da parte delle procure di Napoli, Palermo e Reggio Calabria."Rimane - dice Grasso - il panorama desolante del 'tradimentò del giuramento di fedeltà che ogni servitore dello Stato fa all'inizio della sua attività, unitamente alla mancanza di remore di qualsiasi natura da parte di chi ha proceduto alla pubblicazione di notizie di tale gravità, da poter mettere in pericolo l'incolumità delle fonti originarie, ben individuabili dalle organizzazioni mafiose".
28/04/2008