Di ricordi Nicolò Pollari, ex capo del Sismi, passato dall’altare per le liberazioni degli ostaggi in Iraq alla polvere delle inchieste giudiziarie, ne ha tanti. L’immagine dell’amministratore delegato di Al Jazeera che consegna il video della morte di Fabrizio Quattrocchi a Gianni Letta. La lettera scritta a Prodi in cui fa presente di comprendere i motivi che spingono il governo a mantenere il segreto di Stato su alcune vicende di questi anni avvertendolo che in questo modo però «l’immagine del Sismi ne verrà scalfita», alla risposta dell’allora premier dell’Unione: «Lei è un galantuomo». La domanda che gli pone a bruciapelo il senatore di Rifondazione Malabarba: «Ma perché Gianni De Gennaro ce l’ha con lei?». E la sua risposta: «Francamente non lo so». Tanti frammenti che gli tornano alla memoria in un momento in cui deve affrontare da solo un processo a Roma per peculato e uno a Milano per il rapimento di Abu Omar. Che effetto le fa passare dagli encomi dei premier alle requisitorie dei pm? «Come il soldato che va in guerra. Gli sparano addosso. Perde un braccio. E il comandante invece di dargli una medaglia, gli risponde: “Cavoli tuoi”. Abbandonandolo a se stesso».
Continua ...
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