giovedì 14 agosto 2008

La lezione di Putin alla Casa Bianca

Se Saakashivili non esistesse, Putin dovrebbe inventarlo. Pare che nelle prime ore di guerra il padrone della Russia non credesse alle sue orecchie. Lo sconsiderato arcinemico georgiano era finito con entrambi i piedi nella trappola sud-ossetina, sfidando Mosca sul terreno militare. In pochi giorni, Putin ha non solo ripreso il controllo dell'enclave contesa, ma minaccia di ridurre l'intera Georgia ad entità virtuale. Soprattutto, ha inflitto una sonora lezione agli Stati Uniti. Per la prima volta dal crollo dell'Unione sovietica, l'impero russo è all'offensiva. La guerra di Georgia non ha solo un formidabile impatto regionale, ma contribuisce a riscrivere gli equilibri globali così come sembravano essersi consolidati alla fine dello scorso secolo. Vediamo. Durante la guerra fredda, l'obiettivo strategico degli Stati Uniti era di impedire che l'Europa occidentale cadesse sotto l'influenza russo-sovietica. Quasi vent'anni dopo aver sconfitto l'Urss, gli americani scoprono che russi ed europei occidentali - tedeschi, francesi e italiani in testa - non sono mai stati tanto vicini. Non solo gas e petrolio. Berlino, Parigi e Roma considerano Mosca parte integrante dell'equilibrio continentale. Dunque rifiutano di costruire una coalizione antirussa in Europa, come vorrebbero i "falchi" di Washington, guidati da Cheney e McCain. E come sognano le piccole e medie nazioni dell'Europa centro-orientale, filoamericane e russofobe (oltreché euroscettiche, salvo quando si tratta di incassare i soldi di Bruxelles). Una frattura che attraversa l'alleanza atlantica e l'Unione europea. Divide l'Occidente. Anzi, ne avvicina una parte essenziale alla Russia.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/esteri/ossezia-bombardamenti-2/commento-caracciolo/commento-caracciolo.html

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