giovedì 14 agosto 2008

Se il giudice entra in affari con l'imprenditore mafioso

L'INCHIESTA/ A Crotone costruttore condannato assume capo della ProcuraIl togato si difende: "Quel che farò dopo la pensione sono affari miei"
CROTONE - A chi affidare l'amministrazione dei beni di un imprenditore condannato per mafia che - per legge - non può più amministrarli? A un parente incensurato? Al solito prestanome insospettabile? A Crotone, un condannato eccellente per garantirsi un futuro sereno ha fatto le cose in grande: ha scelto il procuratore capo della Repubblica che fra quattro giorni va in pensione. C'è molta promiscuità nella Calabria dei giudici. E per scoprire fino a dove si spingono certe amicizie, leggete questa storia. A Crotone il costruttore più ricco e potente si chiama Raffaele Vrenna. Ha cantieri in tutta la provincia e anche fuori, è stato vicepresidente regionale di Confindustria, ha sei società per la raccolta di rifiuti e anche qualche legame molto stretto con gente di 'ndrangheta. Qualche anno fa le ombre sull'imprenditore sono diventate tali e tante - speculazioni selvagge in villaggi turistici, accordi con boss, scambi di voti - da provocare l'apertura di un'inchiesta giudiziaria. Il sostituto procuratore della Repubblica Pierpaolo Bruni - in forza a Crotone ma "applicato" alla distrettuale di Catanzaro - comincia le sue investigazioni. In silenzio e per mesi. Rispetta rigorosamente il segreto istruttorio e non informa, come prevede il codice, neanche il suo superiore diretto, il procuratore capo Franco Tricoli. Dopo due anni il pubblico ministero Bruni tira le sue conclusioni e, prima di chiudere l'indagine e firmare una richiesta di custodia cautelare contro Raffaele Vrenna, avvisa il procuratore capo del contenuto della sua inchiesta. Di tutto quello che ha accertato.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2008/08/sezioni/cronaca/magistrato-in-affari/magistrato-in-affari/magistrato-in-affari.html

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