sabato 1 agosto 2009

"Il generale Mori mi disse che la trattativa era politica"

PALERMO - Per tre volte il generale Mario Mori cercò di far incontrare "privatamente" don Vito con Luciano Violante. E per tre volte il presidente della Commissione parlamentare antimafia, in quel lontano 1992, respinse l'invito. "L'autorità giudiziaria è stata informata di questa disponibilità del Ciancimino a parlare?", chiese Violante nell'ultimo faccia a faccia con l'ufficiale dei carabinieri. "Si tratta di una cosa politica... di una questione politica", fu la risposta di Mori. Parola di Luciano Violante. È stata questa la sua deposizione ai magistrati di Palermo che indagano sulla "trattativa" fra Stato e Mafia. È questo un punto cruciale di quell'impasto di diciassette anni fa fra i Corleonesi e i servizi segreti. Chi aveva "autorizzato" ufficiali dell'Arma dei carabinieri a venire a patti con Cosa Nostra? Chi aveva dato il nulla osta per avviare un negoziato con Totò Riina ancora latitante? Era già stato ucciso Giovanni Falcone, il 23 di maggio. Avevano già fatto saltare in aria Paolo Borsellino, il 19 di luglio. Quest'altro "pezzo" di verità l'ha rivelata Luciano Violante nella sua testimonianza - giovedì scorso - ai procuratori Antonio Ingroia, Nino Di Matteo e Roberto Scarpinato. Il suo verbale di interrogatorio è stato depositato da un paio di giorni nel processo contro il generale Mori "per la mancata cattura di Bernardo Provenzano", un altro mistero di mafia, un altro giallo siciliano con protagonisti uomini dei reparti speciali dell'Arma dei carabinieri. Quella di Violante è una testimonianza che oramai è diventata pubblica e che ricostruisce uno dei tanti momenti oscuri - secondo la versione fornita dall'ex presidente parlamentare, naturalmente - di quell'estate siciliana del 1992.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/cronaca/mafia-9/deposizione-violante/deposizione-violante.html

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