domenica 6 settembre 2009

Il Time: "Un assurdo la pretesa di Berlusconi di essere la vittima numero uno dei media"

LONDRA - Noemi Letizia che del divorzio di Berlusconi dice: "Non è colpa mia" e capovolge le sue precedenti dichiarazioni, sostenendo che lo chiama "papi" perché andava a trovarlo con il proprio padre fin da quando era piccola. L'avvocato Niccolò Ghedini che annuncia a un quotidiano inglese: "Berlusconi è pronto ad andare in tribunale per spiegare che non è impotente". E Umberto Eco che, in un articolo sul Daily Telegraph, spiega perché prende la parola contro Berlusconi e in difesa della libertà di stampa, nonostante il fatto che la maggioranza degli italiani abbiano accettato il premier con tutto il suo bagaglio di conflitti d'interesse, impero mediatico e relazioni extraconiugali. La stampa britannica segue in questo modo stamani gli ultimi sviluppi di una storia che continua ad attiare l'attenzione dei media internazionali da più di tre mesi. E mentre il Daily Mail fa un paginone sull'intervista a Noemi, una pagina intera al caso Berlusconi la dedica anche il Sunday Telegraph, con due servizi. Il primo è una corrispondenza da Roma di Nick Squires, in cui Niccolò Ghedini, deputato del Pdl e avvocato del premier, dichiara a proposito della causa per diffamazione all'Unità: "Berlusconi è pronto ad andare in tribunale per spiegare non solo che non è un libidinoso, ma anche che non è impotente. L'Unità non può scrivere che qualcuno è impotente o libidinoso senza aspettarsi che quella persona reagisca. Perché mai a Berlusconi non dovrebbe essere consentito di spiegare a 20 milioni di italiani, i suoi fedeli elettori, che egli funziona perfettamente bene?"
Il Telegraph riporta poi il dissidio che si è aperto tra la Chiesa e Berlusconi dopo le dimissioni del direttore dell'Avvenire per gli attacchi rivoltigli dal Giornale, "che hanno infuriato l'establishment della Chiesa e gravemente messo in crisi le relazioni" tra il Vaticano e il premier, al punto che "perfino il Papa" ha espresso sostegno ai vescovi, che avevano difeso il direttore dell'Avvenire Dino Boffo. Il giornale londinese interpella in proposito Franco Pavoncello, docente di scienze politiche alla John Cabot University di Roma, che afferma: "Berlusconi si sente minacciato e risponde in modo molto duro. Sospetto che ne vedremo ancora di più brutte". Il Telegraph rammenta anche che la campagna lanciata da "Repubblica" in difesa della libertà di stampa e contro la causa per diffamazione intentata da Berlusconi ha raccolto oltre 220 mila firme, tra cui quelle del premio Nobel Dario Fo e "del filosofo e autore de 'Il nome della rosa' Umberto Eco". Proprio Eco, in un articolo a parte, spiega il motivo per cui ha firmato l'appello e si batte contro Berlusconi. Lo fa con "esitazione e scetticismo", ammette, "perché se un tale passo è necessario, vuol dire che la libertà di stampa è già malata, nelle solide democrazie non c'è bisogno di difenderla poiché nessuno penserebbe mai a minacciarla". Lo scrittore nota poi che la storia italiana abbonda di uomini con molto carisma e un istinto per difendere i propri interessi che cercano di conquistare il potere, ma non sono sempre riuscito a conquistarlo perché in passato la società glielo ha impedito o glielo ha tolto. "Se la società lo ha permesso a Berlusconi, perché prendersela con lui, piuttosto che con la società?" chiede Eco. "La maggioranza degli italiani ha accettato il conflitto d'interessi, i gruppi di vigilantes, le leggi che gli danno l'immunità. Avrebbe accettato anche la censura della stampa, se non fosse intervenuto il presidente della Repubblica, e le avventure di Berlusconi con le donne, se non fosse intervenuta la Chiesa. Dunque perché protestare contro tutto questo, tenuto conto che comunque gli italiani ne sanno assai poco, perché i media, controllati da Berlusconi, poco raccontano?" La risposta a questi interrogativi, conclude Umberto Eco, "è semplice.
Nel 1931 Mussolini costrinse tutti i 1200 professori di università italiani a giurare fedeltà al fascismo. Soltanto 12 rifiutarono, e furono quei 12 a salvare l'onore delle loro università, e del loro paese".
Leggi tutto:
http://www.repubblica.it/2009/09/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-25/rassegna-6-settembre/rassegna-6-settembre.html

Nessun commento:

Posta un commento