domenica 25 ottobre 2009

"Giulio deve capirlo, il premier sono io" - Fini: se Silvio cede si fa commissariare

ROMA - "Giulio, ti pare che io voglio abolire l'Irap così, da un giorno all'altro... Lo faremo quando ci saranno i soldi. Ma in due mesi arriveranno i miliardi dello scudo fiscale e quelli dobbiamo usarli per abbassare le tasse". Dopo nemmeno tre giorni dall'annuncio al convegno della Cna, Berlusconi smentisce se stesso e firma con Tremonti la tregua armata. Del resto per uno che si è inventato la tempesta di neve sopra la dacia di Putin per partire in ritardo e far saltare il Consiglio dei ministri, una smentita non è poi la fine del mondo. Il gelo resta, i rapporti personali sono ormai deteriorati e non basta un incontro di tre ore per ricucire lo strappo. Ne è prova il commento a denti stretti di Calderoli sull'esito dell'incontro: "Meglio non parlarne. Il governo sta in piedi solo grazie a quell'uomo lì", indicando Bossi. Il vertice di Arcore si è svolto in due parti: prima Berlusconi con Calderoli e Bossi. Poi è arrivato anche Tremonti che il premier avrebbe cercato di evitare fino all'ultimo. "Giulio deve capire che il presidente del consiglio sono io e la linea politica la stabilisco io e non lui. Entro la fine dell'anno qualcosa sulle tasse devo farlo e lui si deve adeguare", ha premesso il premier con i capi leghisti. "Non ti preoccupare, convincerò Tremonti", ha garantito Bossi. In tre ore il vertice è servito per rinviare lo show down finale con il ministro, che Berlusconi ha criticato per voler fare tutto da solo, senza coinvolgere anche gli altri ministri: "Non sapete che fatica faccio a tenere tutti uniti. D'ora in poi non voglio più dichiarazioni contrastanti di un ministro contro un altro". E la prima a raccogliere la sollecitazione è stata la Gelmini, Scuola, che dopo essersi lamentata vivacemente nei giorni scorsi per i finanziamenti troppo scarsi, ieri si è affrettata a ringraziare Tremonti per l'opera di risanamento dei conti. Nel salotto di Arcore sono entrati per primi Calderoli e Bossi (che considera Tremonti il garante del federalismo fiscale), e anche se il leader lumbard nega di aver fatto da paciere, non c'è dubbio che la sua presenza al vertice stabilisce chi è il vero ago della bilancia nel governo e nello scontro sanguinoso fra Tremonti e i sempre più insofferenti ministri anti-Giulio. Bossi si è fatto sentire, eccome, sulle troppe parole in libertà dei ministri e soprattutto sulla voglia di spesa facile in vista delle elezione. "Troppi pasticcioni, troppi ministri a caccia di consenso, troppa gente che fa casino", ha detto avvertendo Berlusconi di tenere a bada quei ministri "troppo invidiosi" di Tremonti.
Continua ...
http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/slitta-consiglio-dei-ministri/retroscena-250tt/retroscena-250tt.html

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