Il premier Silvio Berlusconi, il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il governo con tutta la chiacchierata, incerta e poco credibile opposizione, hanno, insieme ai più alti difensori della Repubblica, reso possibile un atto di puro vandalismo istituzionale. L’ennesimo. Aldo Brancher, ex prete, dirigente Fininvest, 3 mesi a San Vittore durante Mani Pulite, scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al PSI. Assolto in Cassazione per prescrizione del secondo reato e alla depenalizzazione del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte. Ricordiamoci, Brancher in passato ha già evitato la giustizia grazie a Berlusconi.
Era indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura aveva rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza di 300mila euro in due anni. L’anno scorso, dichiarò alla chiusura delle indagini, prima del rinvio a giudizio: «sono quasi contento, almeno la vicenda si potrà chiarire». Così sicuro della sua innocenza? Alle coincidenze non ci crediamo più. Non dopo l’indulto, le prescrizioni, gli impedimenti e la cronaca giudiziaria di questa Italia flagellata e usata. Ai legali di Aldo Brancher è bastato far spostare le udienze, quel tanto che è bastato a farlo promuovere ministro per l’attuazione del federalismo. Ora è diventato intoccabile come tutti gli altri.
Il Presidente della Repubblica italiana ha accettato e posto la sua firma sotto questo scempio.
L’opposizione? Nessun commento, critica, argine.
Adesso che è stato creato anche questo precedente, basterà promuovere gli indagati, per toglierli alla giustizia.
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