domenica 20 giugno 2010

Aldo Brancher. Fatto ministro per non fare il processo?

Il premier Silvio Berlusconi, il Presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, il governo con tutta la chiacchierata, incerta e poco credibile opposizione, hanno, insieme ai più alti difensori della Repubblica, reso possibile un atto di puro vandalismo istituzionale. L’ennesimo. Aldo Brancher, ex prete, dirigente Fininvest, 3 mesi a San Vittore durante Mani Pulite, scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare, condannato con giudizio di primo grado e in appello per falso in bilancio e finanziamento illecito al PSI. Assolto in Cassazione per prescrizione del secondo reato e alla depenalizzazione del primo da parte del governo Berlusconi, del quale faceva parte. Ricordiamoci, Brancher in passato ha già evitato la giustizia grazie a Berlusconi. Era indagato a Milano per ricettazione nell’indagine sullo scandalo della Banca Antonveneta e la scalata di Gianpiero Fiorani all’istituto creditizio: la Procura aveva rintracciato, presso la Banca Popolare di Lodi, un conto intestato alla moglie di Brancher con un affidamento e una plusvalenza di 300mila euro in due anni. L’anno scorso, dichiarò alla chiusura delle indagini, prima del rinvio a giudizio: «sono quasi contento, almeno la vicenda si potrà chiarire». Così sicuro della sua innocenza? Alle coincidenze non ci crediamo più. Non dopo l’indulto, le prescrizioni, gli impedimenti e la cronaca giudiziaria di questa Italia flagellata e usata. Ai legali di Aldo Brancher è bastato far spostare le udienze, quel tanto che è bastato a farlo promuovere ministro per l’attuazione del federalismo. Ora è diventato intoccabile come tutti gli altri. Il Presidente della Repubblica italiana ha accettato e posto la sua firma sotto questo scempio. L’opposizione? Nessun commento, critica, argine. Adesso che è stato creato anche questo precedente, basterà promuovere gli indagati, per toglierli alla giustizia.

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