lunedì 31 gennaio 2011

L'etica relativa di un Paese indulgente

Italiani divisi a metà dai festini del Cavaliere. Condanna netta dal 54%. La popolarità del premier resta bassa (35%) ma una parte della società "ammira" il suo libertinaggio. Relativisti anche tra i cattolici

di ILVO DIAMANTI
È probabile che i recenti scandali abbiano eroso ulteriormente la popolarità di Berlusconi. Che, dopo la scorsa estate, si era già sensibilmente ridimensionata. Non più del 35-36% degli italiani, infatti, valuta il suo operato con un voto uguale o superiore a 6. Cioè: la sufficienza. Tuttavia, non bisogna pensare che i nuovi scandali producano effetti immediati e visibili anche sul piano del consenso elettorale. In primo luogo perché parte dei consensi perduti dal Pdl vengono drenati dalla Lega. (E occorrerebbe un'opposizione davvero competitiva.) Poi, perché sarebbe errato pensare che Berlusconi abbia costruito il proprio consenso su valori specifici e "originali", imposti da lui. In parte è vero il contrario. Berlusconi ha, semmai, intercettato un sentimento comune che gli pre-esisteva. Attraverso l'azione personale e mediatica. Da un lato, ha riprodotto la passione degli italiani per "l'arte di arrangiarsi". Il distintivo nazionale, insieme all'attaccamento alla famiglia (come dimostrano le indagini condotte da Demos e liMes, negli ultimi vent'anni). Berlusconi lo ha esibito con orgoglio. L'uomo dei fatti, che si è fatto da sé. Imprenditore ingegnoso, riluttante alle regole e a chi le impone. Lo Stato, il pubblico, la sinistra, i comunisti. Sinonimi.
Continua ...

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