lunedì 24 ottobre 2011

Mafia, la procura di Palermo chiede il processo per il senatore del Pdl D'Alì

ROMA - La procura di Palermo ha chiesto il rinvio a giudizio del senatore Antonio D'Alì (Pdl) per concorso esterno in associazione mafiosa. Per due volte la procura distrettuale aveva proposto l'archiviazione e in entrambi i casi il gip Antonella Consiglio l'ha respinta. Il gip, dopo aver ricevuto, nell'aprile dello scorsoanno, la seconda richiesta di archiviazione, ha invitato i titolari del fascicolo - l'aggiunto Teresa Principato e i sostituti Paolo Guido e Andrea Tarondo - a riformulare l'accusa. Ad accusare D'Alì, ex sottosegretario all'Interno eattuale presidente della commissione Ambiente di Palazzo Madama, ci sono le dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dell'ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano che lo ha accusato di averlo fatto trasferire, dopo che aveva sventato il tentativo di Cosa Nostra di impossessarsi di un bene confiscato al boss Vincenzo Virga, la calcestruzzi Ericina. D'Alì ha sempre respinto ogni accusa. «Sono una persona onesta e perbene. Non avrei mai immaginato che a stabilire ciò dovrà essere il giudizio di un tribunale, oltre a quello dei cittadini, che mi conforta, da sempre e con diverse espressioni manifestatemi. Ma va bene anche così. Ancora una volta la stampa pubblica la notizia di una richiesta di rinvio a giudizio da parte della procura di Palermo che mi riguarderebbe, a me non notificata», ha commentato D'Alì. «Siamo assolutamente meravigliati della richiesta da parte dei pm soprattutto in considerazione del fatto che alle motivazioni a suo tempo esposte dagli stessi pm per richiederne e ribadirne l'archiviazione non sono state acquisite nuove prove concrete di qualsivoglia colpevolezza ed anzi sono stati prodotti rilevanti atti di indagini difensive comprovanti l'assoluta estraneità del senatore ad ogni possibile addebito o indizio», dicono i legali di D'Alì, gli avvocati Gino Bosco e Stefano Pellegrino. «Nei modi e termini consentiti dalla procedura - concludono - sarà nostro interesse e dovere, a tutela della immagine del sen. D'Alì , mostrare alla stampa le risultanze delle stesse e le sorprendenti verità emerse, in perfetto contrasto con quanto nel corso degli anni finora riportato dalla stampa».

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