domenica 3 febbraio 2008

Ciad, trasferiti 400 cittadini stranieri

Ucciso il Capo di stato maggiore Lasciano la capitale anche 21 italiani. Il presidente Deby rifiuta l'offerta francese di lasciare il Paese NAIROBI – Furiosi combattimenti da questa mattina all'alba a N’Djamena. A difesa del presidente Idriss Deby Itno, asserragliato nella sua residenza, sono intervenuti anche gli elicotteri che hanno bombardato le posizioni dei ribelli, cannoneggiate dall'artiglieria lealista. Il contrattacco dei governativi ha bloccato l'avanzata dei guerriglieri che ieri mattina erano entrati nella capitale, conquistandola quasi tutta. Il palazzo presidenziale è circondato dai carri armati e da ingenti forze governative della guardia personale di Deby, l'unico corpo ben addestrato ed equipaggiato del Paese. Obbiettivo della controffensiva è ricacciare gli insorti fuori dalla città. La Francia si è offerta di scortare il presidente fuori dal Paese, ma lui, ha spiegato il Quai d’Orsay, ha rifiutato. La controffensiva governativa è partita ieri pomeriggio ed è ripresa questa mattina. Furiosi combattimenti si segnalano in tutta la città. Una colonna ribelle è stata bloccata mentre tentava di assaltare la sede della radio nazionale. Comunque la situazione è ancora assai confusa.«I combattimenti sono cominciati sabato mattina alle sette – ha raccontato ieri sera al telefono un italiano che vive a N'Djamena -. I rombi dei cannoni si sentivano in lontananza, poi pian pian si sono avvicinati. I ribelli a bordo di camionette, dotate di un cannoncino o una mitragliatrice pesante, hanno superato l’hotel Kempinski, alla periferia della capitale e senza trovare resistenza si sono attestati nei pressi del palazzo presidenziale». Alla fine della mattinata sembrava che gli insorti avessero vinto e che Deby fosse scappato. Invece c’è stata una feroce controffensiva delle truppe lealiste. I cannoni dei carri armati si sono messi a sparare, provocando, probabilmente, gravi danni ai palazzi attorno alla presidenza. «Si sentivano le sparatorie che andavano e venivano, si avvicinavano e si allontanavano – ha raccontato il testimone italiano ieri sera -. Ora che è calato il buio tutto è calmo e tranquillo». Stamattina all’alba la battaglia è ricominciata furibonda.Secondo fonti diplomatiche i ribelli, dai mille ai millecinquecento uomini, che si riconoscono per la divisa verde scura e una fascia bianca attorno alla fronte, si sono sparpagliati nelle vie della capitale: «Si saranno cambiati d’abito, mescolati e confusi con la popolazione che in alcune zone li ha accolti con grande giubilo», è stato il commento.Sicuramente i governativi controllano il quartiere della presidenza e del parlamento e quello che si affaccia sul fiume Chary, confine naturale con il Camerun. Un corridoio che per Deby è anche una via di fuga. Comunque non c'è una linea di fronte precisa. Proprio per questo nessuno mette il naso fuori di casa.In Ciad stazionano 1500 soldati francesi, inquadrati dal 1986 nel dispositivo Eparvier (Sparviero), che hanno preso posizione a difesa degli alberghi e della loro ambasciata. A tarda notte sono arrivati almeno tre aerei militari per portare in salvo circa 400 stranieri (tra loro 21 italiani) che hanno chiesto di lasciare il Ciad: «Non è stata un'evacuazione. È partito solo chi l'ha chiesto. I parà francesi sono andati a prendere a casa con un blindato quelli che volevano imbarcarsi». Gli aerei hanno portato i passeggeri a Libreville, in Gabon dove c’è una base francese. L'Onu, invece ha dato ordine al suo personale di evacuare al più presto. Gran parte dei funzionari è stata già trasferita in Camerun, al di là del fiume Chary. Continua ... http://www.corriere.it/esteri/08_febbraio_03/ciad_capo_stato_maggiore_stranieri_52587d64-d236-11dc-98b2-0003ba99c667.shtml

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