martedì 16 settembre 2008

Assassinio a fin di bene - di Marco Travaglio - 16 settembre 2008

L’unico aspetto che stupisce, della sortita di Adriano Sofri in difesa degli assassini del commissario Luigi Calabresi e contro il figlio di quest’ultimo, Mario, è lo stupore che l’ha accompagnato. In base a una sentenza definitiva della Cassazione, che l’ha condannato a 22 anni per omicidio, Sofri è uno dei mandanti del delitto del commissario (l’altro, Giorgio Pietrostefani, è felicemente latitante all’estero). Lui, com’è suo diritto, l’ha sempre negato. Da qualche tempo, però, sembra volerci dire qualcosa di più e di diverso. Nel maggio 2007, sul Foglio, rivelò che, dopo il delitto Calabresi (1972), “uno dei più alti esponenti” dei servizi segreti “venne a propormi un assassinio da eseguire in combutta, noi e i suoi affari riservati”. Forse Federico Umberto D’Amato, capo degli Affari riservati del Viminale, morto nel ‘96. Strano che ambienti così bene informati (e disinformanti) si rivolgessero proprio a Sofri, se l’avessero creduto estraneo agli omicidi politici: forse sapevano di andare a colpo sicuro, senza temere di essere denunciati. Tant’è che Sofri attese trent’anni e parecchi funerali, prima di parlare della cosa. Ora, sempre sul Foglio, il lottatore continuo si spinge più in là: “L’omicidio di Calabresi fu l’azione di qualcuno che, disperando della giustizia pubblica e confidando sul sentimento proprio, volle vendicare le vittime di una violenza torbida e cieca”: cioè i caduti in piazza Fontana e l’anarchico Pino Pinelli. E’ un bel passo avanti rispetto ai bislacchi tentativi di Lc e dello stesso Sofri di affibbiare l’omicidio Calabresi ai servizi o alla destra. Poi, certo, sostiene che le persone che assassinarono Calabresi “potevano essere delle migliori”, “non certo persone malvagie”, comunque “non terroristi”. E’ una tesi che confligge con la storia e col vocabolario. Cos’è, se non terrorismo, un delitto commesso da Lc, il cui giornale nei mesi precedenti scriveva: “il proletariato sa chi sono i responsabili del delitto Pinelli e saprà fare vendetta della sua morte” (14-5-1970); “questo marine dalla finestra facile dovrà rispondere di tutto. Gli siamo alle costole, è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito… Noi di questi nemici del popolo vogliamo la morte” (6-6-1970); “Siamo stati troppo teneri con il commissario Calabresi. Egli si permette di continuare a vivere tranquillamente…
Continua ...
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