venerdì 31 ottobre 2008

Caro presidente Gianfranco Fini

Bologna, 31 ottobre 2008 - SICCOME ad alimentare le speranze di un cambiamento, almeno di un segnale, anche piccolo, di quelli che i signori di una volta chiamavano «di stile», non bastano i successi popolari di un intero filone letterario fiorito intorno alla «Casta», i ricorrenti sondaggi che assegnano alla classe politica umilianti posizioni nelle classifiche di fiducia e credibilità e le quotidiane indignazioni di chi è chiamato, nel «Paese reale», a sopportare nuovi sacrifici per assistere agli inalterati privilegi del «Paese legale». E siccome non se ne può più di sentirsi additati come biechi populisti, caro Presidente, prenderemo a prestito le parole che Ella ha pronunciato all’impegnativo cospetto dei 25 studenti più bravi d’Italia premiati come «Alfieri del lavoro». Così risparmiamo la fatica di ripeterci e ci togliamo pure lo sfizio di sfruttare un po’ del Suo lavoro. «L’antipolitica non è mai immotivata al 100%, a volte ha delle motivazioni: se convincere un parlamentare a stare qui tre giorni a settimana diventa una fatica e il Parlamento non brilla per efficienza, ecco questa non è antipolitica, ma una critica di cui il Parlamento deve farsi carico». Parole sante che diventano musica per le nostre orecchie, quando agli entusiasti ragazzi ha anche aggiunto: «Se il Parlamento approva leggi che tagliano le spese in tutti i settori dovrà anche convincersi a tagliare le sue, di spese...». Grazie Presidente. Ci ha tolto il peso di trovare soggetti, predicati verbali e complementi oggetto giusti per commentare la rissa esplosa ieri alla Camera dei Deputati. Sicuramente, senza il Suo provvidenziale aiuto, saremmo scivolati nel solito e improduttivo populismo dell’antipolitica.

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