venerdì 31 luglio 2009

Massimo Ciancimino: ''Ho paura di essere ucciso''

Un’alta attenzione mediatica. L’aspettativa da parte di tutti di conoscere le verità sulle stragi del ’92. L’inaspettato intervento del capo dei capi Totò Riina su una trattativa che si concluse con la sua cattura. Il brulicare crescente di informazioni che i politici, non si sa bene perché, iniziano a dare solo oggi, dopo l’annuncio di Massimo Ciancimino (che parla invece ai magistrati da più di un anno) di consegnare ai pm di Palermo: il sostituto Nino Di Matteo e l’aggiunto Antonio Ingroia, i documenti del padre con il famoso “papello”. Il foglio scritto da Riina, o per sua interposta persona, con le sue richieste allo Stato in cambio della fine delle bombe del ‘92. Un susseguirsi di notizie, dichiarazioni, colpi di scena che stanno creando fermento intorno al coinvolgimento di apparati istituzionali nella trattativa avviata nel 1992 tra lo Stato e Cosa Nostra e il ruolo di questi nella strage di via Mariano d’Amelio. Un capitolo che vede al centro Massimo Ciancimino il quale continua a mantenere fede alla sua promessa di dire la verità. Una verità che - ci ha subito confessato durante il nostro recente incontro - lo sta esponendo a ritorsioni di ogni genere e tipo. Tanto che è stato costretto a traslocare in un albergo dove vive barricato in una stanza. Non molto tempo fa il comitato per l’ordine e la sicurezza gli aveva affidato una tutela richiesta dalla Procura della Repubblica di Bologna costituita da due uomini in borghese che lo accompagnano nei suoi spostamenti. Una protezione comunque superficiale, certamente non all’altezza della portata delle dichiarazioni del figlio dell’ex sindaco di Palermo che, “riconoscendo lo sforzo” dei suoi “protettori”, noleggerà una macchina blindata: “Devo proteggere mia moglie e mio figlio quando viaggio con loro”.
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http://www.antimafiaduemila.com/content/view/18218/78/

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