martedì 8 settembre 2009

LE PULCI DEL PD IN GINOCCHIO DA FINI - di Andrea Cinquegrani

Le bombe, al solito, scoppiano quando fa caldo. E' successo con Falcone e Borsellino, in quel tragico ‘92, accade ora che Massimo Ciancimino, figlio di don Vito, comincia a parlare della famigerata “trattativa” Stato-Mafia, una storia che anche i bambini di Palermo conoscono. Ignota, pero', ai nostri vertici istituzionali. I quali, come punti da una zanzara tigre (seguono a ruota le prime, storiche dichiarazioni di Toto' Riina) iniziano a sbraitare. Farneticazioni, per il capo dello Stato Napolitano. Pure invenzioni, secondo Giancarlo Caselli. Dal cilindro di ferragosto escono le parole di Luciano Violante: «non ho accettato di parlare con Ciancimino»; ma perche' non ha mai fatto cenno a quella trattativa intessuta dai servizi segreti con il superboss Provenzano? Riina - fa bene a ricordarlo con grande lucidita' in questo numero della Voce Sandro Provvisionato - venne semplicemente “venduto” da una parte di Cosa nostra. Artefice della trattativa l'ora gererale Mario Mori, sotto processo per la mancata cattura di Provenzano. Ma chi erano i vertici del Ros dei carabinieri in quel fatidico 15 gennaio 1993, quando avvenne l'arresto (concordato) del secolo? Mori, of course, e sopra di lui, il comandante in capo, Antonio Subranni. Il quale, nel suo curriculum, puo' vantare il depistaggio nelle indagini sull'omicidio Impastato, spacciato per uno sporco terrorista; invece fatto ammazzare dal capomafia Badalamenti. Ne ha subito qualche conseguenza, Subranni? Macche', oggi si gode la lauta pensione. Mentre la figlia, Danila, e' attuale portavoce del ministro della giustizia, Angelino Alfano. Ai confini della realta' o della Sicilia? No. In Casa (o Cosa) Nostra. Vi pare che Repubblica, faro di informazione e democrazia, abbia pensato bene di dedicare qualche riga alla notizia? Nel decalogo di Mose'-D'Avanzo non viene inserito un undicesimo quesito sul perche' di quel nome e di quella nomina: come mai? E perche' il prestigioso quotidiano fondato da Scalfari non spende un rigo sull'inchiesta della Procura di Potenza che vede come inquisito eccellente Gianni Letta a proposito dei centri per gli immigrati? Non sono veline, non si tratta di cosce lunghe e puttanai; ma di politica. Da' fastidio? E' meglio il gossip, il buco della serratura? In tempo di picconate estive, arieccoci a Cossiga. Che nell'ennesima intervista a tutta pagina rilasciata al Corsera (agiografo di turno Marzio Breda, in precedenza un genuflesso Aldo Cazzullo) incorona D'Alema come vero lider Maximo tornando sulla sua Bicamerale: «Li' c'era dentro tutto, l'assetto semipresidenziale dello Stato, l'elezione diretta del presidente della Repubblica, la divisione delle carriere in magistratura, la riforma della stessa Corte Costituzionale». Tu presentala pari pari (del resto cosi' la pensava Gelli) e spiazzi il centrosinistra che non potra' far altro che votarla. Con chi parlava Cossiga? Col Cavaliere! Con il quale, oggi, parte il Nuovo Inciucio Maximo, a base dei CapiRai: e vuoi vedere che al posto dei “figli di” (Antonio Di Bella, rampollo del piduista ex Corsera Franco, e Paolo Ruffini, figlio dell'ex ministro dc della Difesa, Attilio) arrivano il craxiano Giovanni Minoli e il pur sempre cuoreFininvest Enrico Mentana? Ma il Pd puo' dormire fra due cuscini. Al congresso non c'e' gioco. Altro che il dalemiano Bersani o il dc Franceschini. Il nostro Obama e' Fini, osannato per 15 minuti alla festa genovese del Pd. Il laico-bolscevico ha raggiunto l'apice del consenso parlando della giusta sentenza della Corte europea sull'esecuzione di Carlo Giuliani. Incubi? Macche'...
http://www.lavocedellevoci.it/editoriale1.php?id=128

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