sabato 10 dicembre 2011

Il Financial Times boccia Cameron "Non protegge gli interessi della City"


Il più importante quotidiano economico europeo critica la decisione del premier britannico di restare fuori dalla nuova Europa nata a Bruxelles. "Non ha ottenuto niente in cambio"

dal nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI
LONDRA - I giornali conservatori e anti-europei festeggiano: "Prendilo in quel posto, Europa", titola con un gioco di parole in prima pagina il tabloid Sun. E il commento del più austero Times non è molto diverso: una vignetta in prima pagina che mostra il premier britannico David Cameron mentre fa la pipì sulla testa del presidente francese Nicolas Sarkozy. Ma la stampa e il mondo politico progressista parlano di una "tragica scelta per gli interessi britannici" (Ed Miliband, leader laburista), che lascia "il Regno Unito fuori dalla stanza in cui si prenderanno le decisioni" (editoriale del Guardian) e "ci relega in una scialuppa vicino alla superpetroliera europea" (David Miliband, fratello di Ed ed ex-ministro degli Esteri). "Ormai il nostro modello è la Svizzera", ironizza amaramente un altro columnist dello stesso quotidiano. "Puntiamo a diventare come le isole Cayman (notorio paradiso fiscale ai Caraibi, ndr.) ma con un clima molto peggiore", scrive il l'Independent.

La reazione più significativa, e più preoccupante per Cameron, all'accordo raggiunto a Bruxelles senza la Gran Bretagna 1 è tuttavia quella del Financial Times. In un editoriale non firmato, che dunque esprime il parere del direttore, il più importante quotidiano finanziario d'Europa afferma che il premier britannico ha "scelto la sedia vuota" ovvero di andarsene dal tavolo dell'Unione Europea a cui rimangono gli altri 26 membri. Dal punto di vista politico, intimorito dalla rivolta della sempre più forte corrente anti-europea all'interno del proprio partito, il leader conservatore voleva evitare che un suo sì a un nuovo trattato europeo producesse un voto contrario del parlamento di Westminister e un referendum per uscire dalla Ue, osserva il Ft; dal punto di vista finanziario, egli ha affermato che voleva e doveva difendere gli interessi della City, polmone dell'economia britannica, dalle richieste di maggiore regulation e tassazione. 

Ma il Financial Times afferma che il prezzo politico pagato è alto: la creazione di una "Europa a due velocità" in cui la Gran Bretagna rimane sola, un risultato che "tutti i governi britannici degli ultimi trent'anni hanno cercato di evitare". E anche il prezzo finanziario rischia di essere alto, perché "costringere l'eurozona a creare un'unione parallela senza il Regno Unito non proteggerà gli interessi della City". Sebbene il Ft non creda che il premier dovesse pagare qualsiasi prezzo per "restare nella stanza della Ue", con il suo veto "non ha ottenuto niente in cambio" e ora dovrà rapidamente tentare di elaborare una strategia per mantenere una qualche influenza britannica nel mercato comune europeo.

Nella City c'è chi plaude a Cameron, come Bob Diamonds, presidente di Barclays, che lo loda per avere "difeso le istituzioni finanziarie del nostro paese". Ma circolano anche forti perplessità: "E' una svolta di grande incertezza, difficile valutarne le conseguenze per noi", riconosce Angela Knight, presidente della British Bankers Association. "C'è il timore che la Gran Bretagna venga isolata, Cameron si è fatto chiudere in un angolo dal proprio partito", nota Bob Penn, dello studio legale Alle & Overy. Altri analisti ammettono in privato che i 26 della Ue potrebbero imporre a Londra decisioni in grado di danneggiare la City, le sue banche e il suo primato di capitale finanziaria, senza che Londra possa contrastare in sede europea tali decisioni.

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http://www.repubblica.it/economia/2011/12/10/news/il_financial_times_boccia_cameron_non_proteggre_gli_interessi_della_city-26379399/?ref=HREC1-3

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